Imboccatura

La bocca del nostro cavallo – 2019

Gianfranco Soggia, Mauro Carugo ed altri

Immagini dal corso, riprese di G.Soggia

Un nuovo incontro farà seguito a quelli già avvenuti gli anni scorsi.

Wendy Bryant tornerà la seconda metà di ottobre per riprendere il programma didattico. Ad un ripasso seguiranno argomenti nuovi e maggiormente approfonditi, tecniche e dimostrazioni.

Ricordo al nuovo lettore di questo sito che Bryant appartiene alle scuole di Spencer e Fragale che escludono o  minimizzano l’utilizzo di sedativi grazie alla capacità di gestione ed approccio. Gli strumenti per il pareggio sono manuali. Senza rumore, vibrazioni, calore, stress e contenimento.

Il gruppo degli allievi è sostanzialmente già formato ma posti di auditore sono disponibili.

Contattate Mauro Carugo di Cerveteri, centro EQUICAERE, per informazioni:

carugomauro88@gmail.com

Come scegliere la bitless. Misure.

Susan vi fa vedere come prendere le misure per ordinare una bitless.

La pagina cui accedete tramite il link è tratta dal suo sito, cugino di questo, dedicato in parte alla condotta del cavallo senza imboccature e parte al barefoot ed agli accessori. La bitless è un attrezzo semplice, può essere in biotane o in cuoio. Sono state disegnate molte capezze ognuna con la sua particolarità. Vari modelli incontrano, magari per brevi periodi, il successo commerciale. La “bitlessbridle” di Cook credo conservi la sua originalità ed esprima efficacemente la sua funzione senza nessuna leva o effetto costrittivo. Io la utilizzo con i miei cavalli attaccati in condizioni più penalizzanti, agli effetti del controllo, rispetto a quella incontrata dal cavaliere. Non ho nessuna possibilità di utilizzare le redini come il cavaliere, le redini passano all’interno degli anelli o chiavi porta redini sul reggipettorale e poi sul sellino senza potere essere orientate. La redine della “bitlessbridle” di Cook accompagna esercitando una pressione piuttosto che tirare il muso nella direzione desiderata grazie all’incrocio sotto il mento del cavallo. Pensate alla vostra mano quando si poggia sulla spalla del vostro amico per invitarlo in una direzione. Altro sarebbe tirarlo per la camicia o la giacca, questo fa un’altra capezza qualsiasi. Se ci pensate anche la capezza Parelli porta l’attacco per il moschettone sotto di se, la corda di guida non è assicurata lateralmente ma sotto di essa. Questo è il principio comune, altre innumerevoli motivazioni portano a deviare da esso e hanno, o sembrano avere, una loro motivazione. Nascono così accessori di ogni tipo che aggiungono o deformano le due capezze, Cook e Parelli, con anelli e rimandi che moltiplicano la forza applicata dalle mani del cavaliere o conduttore a terra esercitando pressioni più elevate. Anche la capezza Parelli può essere usata energicamente, questo aprirebbe un nuovo argomento che sarebbe meglio moderato da un istruttore Parelli o dal grande Edwin Wittwer che di quel sistema ha fatto parte per tanto tempo.

Quello che fa Edwin Wittwer o Parelli o Honza o Nevzorov o tanti amici come Michela Parduzzi o Gianluca Balzani con i loro limiti ed entusiasmo con una capezza Parelli o la “bitlessbridle” di Cook o semplicemente con un collare o addirittura senza sono la dimostrazione di quanto ci si possa divertire e sperimentare con un animale come amico e compagno. Nel continuo parallelo con Messner ed il superamento degli accessori meccanici in arrampicata che è divenuta libera nel rispetto della montagna. La necessità di ginnasticare un animale trova la sua soluzione nel libero movimento, nell’assetto indipendente e certo aiuto in qualche tecnica. Senza la necessità di una imboccatura che si può imparare ad usare ma rappresenta comunque una catena che, come la ferratura, è un male non necessario a noi, mortificante se non doloroso per l’animale.

http://www.bitlessandbarefoot.com/how-to-measure-for-a-bitless-bridle.php

infine se avete problemi scrivetemi oppure scrivete a lei: l’indirizzo di posta elettronica di Susan é : bitlessandbarefoot@gmail.com

Non confondete i siti! Questo, il mio, si chiama bitlessandbarefoot-studio e porta la desinenza .org perché è essenzialmente didattico e per differenziarsi da quello di Susan Duckworth. Siamo entrambi felici di questa similitudine.

 

Dr. Cook. Imboccature e Exercise-Induced Pulmonary Hemorrhage (EIPH)

in italiano a fondo pagina.

“A connection between a bit in the horse’s mouth, a throttled throat and waterlogged lungs”. The Horse’s Hoof magazine, spring 2014, issue n°54.

Introduction

The article is addressed to the sportsman, instructor and veterinarian. I hope, with the writer dr. Cook and the editor Y. Welz, that it can help them to recognize and support an ethic behavior. While the barefoot horse is gaining popularity, even if most of the people and professionals do not have the right skill and knowledge to obtain a real high performance hoof, the bit is of very common use. Why? It is very difficult for humans to accept theirs limit and eventually the limit of the animal. Limit that should be recognized and respected. Very common is for us to be liberal and progressive in one thing, blind and inert in the rest.

In this article Dr. Cook show us one of the many reasons why a bit should be abandoned. For ever. Respect, Natural, Medicine are not words to be used at and for our convenience. I am used to make a parallel with the famous climber R. Messner. Which satisfaction or glory we get winning a mountain with mechanic tools. Which satisfaction or glory obtaining from the horse a movement not natural or otherwise not obtainable in lack of ability or for any other reason. This is my opinion. I hope it a reason for you to think.

articolo Cook

articolo Cook 2

Introduzione

Questa pagina è indirizzata agli sportivi, agli istruttori ed ai veterinari sperando che li aiuti a riconoscere e sostenere una posizione etica. L’articolo é tratto dalla rivista “The Horse’s Hoof” numero 54, primavera 2014 con il permesso dell’autore e dell’editore.
Mentre si diffonde lentamente l’opinione sulla possibilità e correttezza della gestione barefoot pur nella mancanza generale di capacità tecnica, le imboccature resistono e vengono giustificate in mille modi che fanno capo ad un unico comune denominatore, l’incapacità a riconoscere i propri limiti o i limiti del cavallo che pur ha diritto ad averne, limiti puntualmente da superare con accessori meccanici. Non importa se dannosi. Si diventa sempre e comunque miopi e smemorati se c’è di mezzo un interesse. Robert Cook in questo articolo illustra uno dei tanti motivi che dovrebbero far abbandonare l’uso dell’imboccatura. Qualsiasi imboccatura. Perché NATURALE e RISPETTO e SPORTIVITA’ e MEDICINA non siano solo parole convenienti.
Il Prof. Cook insegna alla “Tufts University” ed alla “Cummings School of Veterinary Medicine” del Massachusetts.

Un legame tra un morso nella bocca del cavallo, una trachea ostruita e polmoni edematosi
di Robert Cook, FRCVS., PhD

traduzione di Leonardo de Curtis, fisico. American Hoof Association Certified Trimmer.

Immaginate di essere un embrione di cavallo appena formato. Col tempo svilupperete fattezze cavalline come grandi occhi e una faccia allungata, ma nei vostri primi tempi non sarete diversi dagli embrioni di altri mammiferi, inclusi gli umani. In altre parole, condividete un progetto di base comune a tutti i mammiferi. Già come embrioni, la vostra gola sarà un incrocio per due tubi, uno per il cibo e uno per respirare. Alla vostra estremità anteriore la vostra bocca (il tubo del cibo) sarà sotto al vostro naso (il tubo dell’aria) e, nel vostro collo, queste posizioni saranno invertite: il vostro esofago sarà sopra alla vostra trachea.
Una volta nati, e in base alle necessità, la vostra gola adatterà automaticamente la propria conformazione per mangiare o per correre. Cibo e acqua scorrono dalla bocca allo stomaco mentre l’aria scorre dal naso ai polmoni e viceversa. Pensate al vostro palato molle particolarmente lungo come a un convogliatore: “su” per mangiare, “giù” per lavorare. Come il coniglio, il cavallo non è in grado di respirare dalla bocca. Respira al 100% dal naso.
(Figura 1A & 1B: mostra come il palato molle e altre strutture nella gola (nasofaringe e orofaringe) agiscono come selettori/convogliatori rendendo possibile a questo tratto di gola di servire sia per respirare che per inghiottire.
Legenda: AC= cartilagini aritenoidee (le “falde”); E= epiglottide; LP= laringofaringe (canale dell’erba); OI= ostium intrapharyngium (“l’occhiello”); OP= orofaringe; SP= palato molle)
Ora immaginate di essere un cavallo adulto, che vive libero in qualche prateria. Quando correte, le vostre labbra sono sigillate, la bocca asciutta e la lingua immobile. E’ mia convinzione che, durante la corsa, ci sarà un vuoto parziale nella vostra bocca e che ciò è determinante per mantenere libere le vostre vie aeree (Fig.2). Come nel caso dei lembi di un sacchetto della spazzatura ancora da aprire, un “vuoto” orale “incolla” la punta e il corpo della vostra lingua al soffitto della vostra bocca (il palato duro) e la radice della lingua al palato molle. Il vuoto viene creato facilmente ed economicamente con una sola deglutizione prima dello sforzo da fare, e “blocca” in posizione abbassata il vostro palato molle. La cavità orale si restringe fino a diventare solo uno spazio virtuale, come fa anche la parte orale della gola.
Mentre correte, respirate liberamente perchè lo spazio occupato in precedenza dalla porzione orale della vostra gola (orofaringe) allarga il tratto respiratorio della gola (nasofaringe).
(Figura 2: viene mostrata la configurazione della gola adatta a correre. Le labbra sono sigillate e le aree rosse rappresentano il vuoto che blocca il palato molle in posizione abbassata contro la radice della lingua, chiudendo l’entrata dell’esofago. La doppia freccia rappresenta il flusso d’aria tra la trachea e la laringe. )
Ma cosa succede se siete un cavallo da corsa e dovete correre con uno o più morsi in bocca, e molto spesso con la lingua legata alla mandibola? Ogni morso rompe la tenuta stagna delle labbra, facendo entrare aria nella vostra bocca e distruggendo il “vuoto” orale. Poichè il vostro palato molle non è più “bloccato” in posizione aperta, esso è ora libero di sventolare come un lenzuolo bagnato nel vento teso che, al galoppo, ruggisce avanti e indietro attraverso l’apertura della vostra trachea, due volte e mezza al secondo. Il termine “instabilità palatale” (PI) descrive il cambiamento, ma non il suo effetto. Il vostro palato potrebbe addirittura separarsi dalla vostra epiglottide, come in figura 1B e figura 3 – un cambiamento chiamato “dislocazione dorsale del palato molle” (DDSP). Le
definizioni PI e DDSP sono descrizioni “delicate” di cambiamenti che strozzano, ostruiscono, strangolano, soffocano e asfissiano.
La PI, con o senza DDSP, ha un effetto a cascata sui polmoni. I vostri tentativi disperati di inspirare nonostante le vie respiratorie ostruite causano ecchimosi da aspirazione ai vostri polmoni ad ogni respiro, 150 respiri al minuto.
Questo è lo stesso meccanismo che genera un ematoma sulla pelle umana se viene “succhiata”, come in un succhiotto. I vostri polmoni, invece di essere leggeri, asciutti e vaporosi come un soufflé, diventano pesanti, umidi e densi, come un budino. Fluidi arrossati di sangue allagano i vostri polmoni, e una parte viene soffiata nelle vostre vie aeree. I vostri polmoni “inzuppati” non sono più in grado di fornire abbastanza ossigeno, e vi affaticate prematuramente. Provate forti dolori al petto, vi sentite come se steste annegando, vi spaventate e, comprensibilmente, rallentate.
(Figura 3: mostra come il morso permette l’ingresso del’aria che “gonfia” la parte orale della gola, facendo alzare il palato molle e riducendo la parte respiratoria della gola ad un collo di bottiglia, segnato dalle linee tratteggiate. Un cavallo soffocato deve faticare di più per respirare e i suoi polmoni si allagano.)
Essendo animali di branco, la maggior parte dei cavalli con il morso e la lingua legata cercherà di restare col gruppo e finire la corsa. Ma a causa dell’asfissia, dello sfinimento e della debolezza muscolare, alcuni si stireranno tendini e legamenti (“breakdown”); alcuni cadranno, rompendosi una gamba o lussandosi qualche articolazione; qualcuno morirà. Quelli che sopravvivranno alla gara, quando abbasseranno la testa per bere, avranno del fluido rossastro che gli colerà dalle narici, e sembrerà che gli stia “sanguinando il naso”.
il 95% dei cavalli da corsa “sanguinano” dai polmoni. Fin dagli anni ’70, questa patologia è stata definita Emorragia Polmonare Sforzo-Indotta (EIPH), ma questa non è una buona definizione per una patologia che non è nè strettamente legata all’esercizio, nè una vera emorragia. Il “sanguinamento” polmonare dei cavalli, a mio parere, è la stessa patologia che si presenta in una rara emergenza medica umana ben documentata, chiamata Edema Polmonare da Pressione Negativa (NPPE), e dovrebbe essere definita nello stesso modo.
Una rapida ricerca su internet sulla NPPE mostrerà subito le analogie e fornirà più informazioni. Nell’uomo, il caso in cui la NPPE si manifesta più frequentemente è quando vengono ostruite le vie respiratorie di un paziente sotto anestesia generale.
Nel cavallo, la NPPE è indotta prevalentemente dal morso. Purtroppo, l’uso di un morso è imposto da un regolamento delle corse vecchio di secoli. Le amministrazioni in generale potrebbero rimediare a ciò offrendo la scelta di qualcosa di meglio per il galoppo, il dressage e tutte quelle discipline in cui questo dispositivo arcaico e pericoloso viene attualmente imposto. Così facendo potrebbero dar vita ad un nuovo Rinascimento nel mondo dell’equitazione e migliorare drasticamente la qualità di vita di ogni cavallo.
Vantaggi aggiuntivi:
eliminando la causa primaria delle emorragie polmonari, l’uso del Lasix non sarà più necessario; si ridurrà la frequenza di incidenti ed infortuni per cavalli e cavalieri;
si allungherà la vita utile dei cavalli e ci sarà meno spreco;
si sarà fatto un grande passo avanti per immagine pubblica degli sport equestri;
potrebbero riguadagnare popolarità le scommesse sui cavalli;
migliorerà il livello di performance in tutte le discipline; i galoppatori correranno più veloce.

Letture aggiuntive
Cook, W.R (1999): “Pathophysiology of Bit Control in the Horse.” Journal Equine Veterinary Science 19:196-204 http://www.bitlessbridle.com/pathophysiology.pdf
Cook, W.R. (2002): “Bit-induced asphyxia in the horse: Elevation and dorsal displacement of the soft palate at exercise.” Journal of Equine Veterinary Science, 22, 7-14 http://www.bitlessbridle.com/Article-6.pdf
Cook, W.R. and Strasser, H (2003) “Metal in the Mouth: The Abusive Effects of Bitted Bridles”. Sabine Kells, Qualicum Beach, BC Canada
Cook, W.R (2011): “Damage by the bit to the equine interdental space and second lower premolar.” Equine Veterinary Education, 23, 355-360
http://www.bitlessbridle.com/DamageByTheBit.pdf
Cook, W.R. (2011): “What Causes Soft Palate Problems and Bleeding in Racehorses? The answer is on the tip of your horse’s tongue.” Horses For Life, Volume 62 http://www.bitlessbridle.com/SoftPalateAndBleeding.pdf
Cook, W. R: (2013): A method for measuring bit-induced pain and distress in the ridden horse.” Proceedings of the International Society of Equitation Science Conference. Available at http://www.bitlessbridle.com/MEASURING%20BIT-INDUCED%20PAIN2013.pdf

Sull’autore: Robert Cook è Professore Emerito di Chirurgia alla Tufts University, Cummings School of Veterinary Medicine, Massachussets, e Presidente della BitlessBridle Inc. Può essere contattato telefonicamente (443) 282 0472, via email: drcook@bitlessbridle.com o visitando il suo sito web www.bitlessbridle.com

Testimonianze. Luca Moneta

Luca Moneta in questo articoletto che ho trovato su Facebook (non sono su quel social network) descrive modalità di avvicinamento al cavallo utili ed efficaci che ha mutuato da Parelli. All’imboccatura si accenna appena ma l’insieme è propedeutico al suo abbandono. A coloro che vedono sempre e solo negativamente il rapporto con l’animale nello sport e nel tempo libero credo di potere rispondere che non è tanto importante cosa si fa quanto come lo si fa e come si arriva a farlo.

DICE LUCA MONETA
Cosa è per me il metodo naturale. Difficile riassumerlo in poche parole, nè potrei farlo meglio dei miei maestri i quali conoscono ed hanno percorso questa strada tanti anni prima di me. Partiamo da un presupposto fondamentale: con i cavalli l’unica via naturale sarebbe quella di stare seduti in un pascolo ad osservarli. Detto questo se vi trovate qui con me è perchè anche a voi piace terribilmente salire sulla groppa di questi meravigliosi animali e la cosa che piu’ vi diverte è affrontare degli ostacoli…insieme a loro….in tutti i sensi…ed è qui che parte la mia ricerca del metodo “piu’” naturale possibile per farlo, giocando insieme a loro e cercando di non rovinarne spirito, mente e fisico.
I PRINCIPI DEL “JUMPING NATURALLY”
E‘ il principio ispiratore del mio “lavoro” coi cavalli. Vuol dire che l’obiettivo non è il risultato, ma il percorso che seguo per ottenerlo, che deve essere appunto “naturale”. Vuol dire relazione col cavallo prima di ogni altra cosa, e quindi conoscenza, amicizia, affiatamento, complicità, gioco prima di tecnica, rispetto prima di obbedienza, equilibrio emozionale prima di fisico. Credo sia quest ultimo l’aspetto che nel mondo del cavallo sportivo viene troppo spesso sottovalutato. Ho avuto la fortuna di conoscere e collaborare con alcuni tra i piu’ bravi trainer e horseman al mondo, e grazie a loro ho capito che la sfera emozionale dei nostri cavalli sportivi è quella maggiormente sottoposta a stress e purtroppo anche quella meno monitorata e curata. Sono convinto che gran parte degli infortuni nei quali incorrono i nostri cavalli abbiano una causa profonda nel disagio emotivo che sono costretti a vivere dovendo adattarsi ad una vita che per loro è tutt’altro che naturale: gare, barrage, premiazioni, viaggi, vita solitaria. Personamente ringrazio ogni giorno i miei cavalli per quello che mi offrono e per l’opportunità che mi danno. Ed è per loro che sto cercando di evolvermi, di capire quale sia la strada piu’ naturale da percorrere insieme, rimanendo in ascolto delle loro emozioni e dei loro pensieri, con la consapevolezza che non mi basterà una vita per riuscirci e con la speranza di poter condividere questo mio percorso di ricerca con tutti coloro che come me vogliono lasciare la mente e il cuore aperti agli insegnamenti che questi meravigliosi animali ci offrono. Approcciarsi alla disciplina del salto ostacoli in modo naturale non vuol dire usare una capezza al posto del filetto. Vuol dire semplicemente imparare un nuovo gioco col tuo cavallo, entrare in un livello superiore di energia e capire come gestirla nel modo piu’ semplice e naturale possibile per tutti e due, cavaliere e cavallo. Non è quindi la scelta dell’imboccatura a fare la differenza. L’aspetto su cui lavoro di piu’ quando comincio una lezione è l’atteggiamento. Quando si incontra una difficoltà il metodo di insegnamento tradizionale insegna a evitare in futuro di incapparci nuovamente. Esempio: se il mio cavallo ha paura dei rumori forti bisogna evitare il piu’ possibile di spaventarlo e fare tutto piano piano. Oppure mettere i tappi alle orecchie. La mia idea di relazione col cavallo prevede invece che io lo aiuti ad affrontare e vincere la sua paura perchè nel mio mondo i rumori ci saranno sempre e difficilmente potro’ essere presente per evitargli tutte le volte il problema. In questo modo permetto non solo al mio cavallo di evolversi e di vivere in modo piu’ sereno, ma anche stimolo in lui una istintiva ricerca della miglior soluzione possibile per altri problemi o paure. I cavalli amano la comodità. Quindi esorto sempre chiunque mi dica che incontra un problema a cambiare completamente atteggiamento: non è un problema, è solo una buona occasione per imparare qualcosa di nuovo. Ci sono solo 3 motivi per cui un cavallo si rifiuta di fare qualcosa: o ha paura o non capisce o ha male. Se accettiamo questi pochi principi base e li analizziamo fino in fondo, vi assicuro che la vita dei nostri cavalli da salto, e quindi anche la nostra, cambierà radicalmente. Dobbiamo essere liberi nella mente come solo un cavallo è in grado di fare. Sentiamoci liberi di sbagliare, ma pronti a correggerci, a fare meglio. E’ compito nostro trovare alcune strategie che possano aiutarli a vivere in modo piu’ sereno e sicuro nel nostro mondo. Non possiamo colpevolizzarli perchè hanno alcuni comportamenti difficili dettati semplicemente dal loro perfetto istinto di sopravvivenza di animale da preda. La natura è semplice, il cavallo è semplice, l’uomo chissà perchè spesso si diverte a complicare le cose. Durante questi anni di studio mi sono reso conto che la maggior parte dei problemi che si incontrano nei cavalli da salto non ha nulla a che vedere col salto in sé. Derivano il piu’ delle volte da incomprensione, paura, rigidità. E ho conosciuto molti “horseman” che invece non capiscono come aiutare il loro cavallo a lavorare con una corretta biomeccanica e con un giusto equilibrio fisico. Il mio obiettivo è quello di stare nel mezzo di questi due mondi e di aiutarli ad incontrarsi e a collaborare. Ognuno di noi penso che possa dire di essere grato al proprio cavallo per essere stato od essere ancora un fedele compagno di vita e non solo di gare, e questo dovrebbe bastare a spingerci ad andare oltre ai nostri limiti di comprensione per avvicinarci il piu’ possibile ai suoi, per scoprire che esiste un luogo dove i due mondi si incontrano con un linguaggio comune, quello universale della natura.S

Dr. Cook bitless bridle/Capezza del dr. Cook

The horse – Agosto 2011

Versione in italiano

Is Your Horse’s Bit Harmful to His Mouth?

When behavioral problems arise with riding horses, owners undoubtedly will search for solutions. But many horse owners don’t think to look their horse in the mouth for an answer. According to recent study results, the bit could be the cause of more behavioral problems and ailments than many owners currently recognize. W. Robert Cook, FRCVS, PhD, completed a study recently in which he compared 66 domestic horse skulls and 12 wild horse skulls in four U.S. Natural History Museum collections for differences in structure near the point where the bit contacts the skull.A five-point grading scale was used to document bit-induced bone spurs on the bars of the mouth (grade 1 being normal and grade 5 the most abnormal). Bone spurs are outgrowths on the bars of the mouth, akin to splints on the cannon bone. The first cheek teeth in the lower jaw are the first to be damaged due to their close proximity to the bit, so the frequency of dental damage was based on these.

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