Cura precoce dello zoccolo

di Leonardo de Curtis

Nel praticare la mia attività di pareggiatore naturale, ho avuto purtroppo modo di constatare negli anni come in Italia sia molto diffusa la pessima abitudine di trascurare la cura dello zoccolo nei puledri in crescita. Succede spesso che i puledri arrivino a sei mesi o addirittura un anno e oltre di età senza essere mai stati controllati e pareggiati da un veterinario, maniscalco o pareggiatore, con conseguenze talvolta disastrose. In molti casi non vengono nemmeno addestrati a dare i piedi! Questa cattiva abitudine, che a prima vista può sembrare economicamente vantaggiosa, è in realtà assai miope, e sul lungo periodo si rivela spesso anche estremamente dispendiosa. Infatti, a causa della mancanza di una manutenzione competente e tempestiva, molti di questi puledri sviluppano rapidamente seri problemi agli arti e difetti del movimento, che si porteranno dietro per il resto della loro vita e che aumenteranno i costi di gestione sotto forma di veterinari, ferrature/pareggi correttivi, farmaci e altre spese accessorie.

Alcune premesse.

Alla nascita, il piede del puledro è programmato per resistere allo stile di vita nomade del cavallo, che comporta continui spostamenti di svariate decine di km sull’arco delle 24 ore. Ciò vuol dire che l’unghia è programmata per crescere rapidamente per tenere testa al consumo. In condizioni di cattività, dove il consumo spontaneo dell’unghia è solitamente risibile, significa che già poche settimane dopo la nascita il puledro si ritroverà con unghie (zoccoli) troppo lunghe. Su un cavallo adulto, pur non essendo salutare, di solito un’unghia troppo lunga costituisce un problema temporaneo e facilmente risolvibile con qualche buon pareggio (anche se non mancano i casi in cui causa danni, talvolta gravi). Su un puledro in crescita invece può avere facilmente, e di fatto ha quasi sempre, effetti deleteri e permanenti.

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Allo stato selvatico, il puledro dev’essere in grado di seguire la madre e il branco già poche ore dopo la nascita in ambienti semidesertici. Questo significa che fin da subito i suoi piedi devono essere in grado di resistere a spostamenti quotidiani che mediamente oscillano attorno ai 30 km, su terreni spesso molto abrasivi e difficili. Questi continui spostamenti, assieme al gioco con altri puledri, stimolano il piede a svilupparsi correttamente.

Per chiarire l’orizzonte temporale in cui ci stiamo muovendo, molti puledri su cui ho avuto modo di lavorare, a sei mesi (o meno ancora!) presentavano già situazioni patologiche a livello di piedi ed appiombi dovute in buona parte al mancato pareggio e/o a condizioni di vita inadeguate. Il puledro dovrebbe essere seguito con attenzione fin dai primi giorni di vita, e pareggiato ogni volta ve ne sia necessità, il che potenzialmente può voler dire già ad un mese o poco più dalla nascita. In particolare, la finestra temporale in cui è possibile intervenire sugli appiombi per ottenere correzioni permanenti è molto stretta, e a sei mesi nella maggior parte dei casi non è più possibile intervenire in modo significativo sugli appiombi del puledro per correggere eventuali difetti congeniti o acquisiti. Le prime 2-4 settimane di vita sono cruciali da questo punto di vista.

Cosa succede?

La struttura scheletrica in crescita reagisce alla ripartizione dei carichi sulle fisi (o cartilagini di accrescimento) modificando la velocità di accrescimento, nel tentativo di riequilibrare una distribuzione irregolare dei carichi. Maggiore sarà la pressione su una data area, minore sarà l’accrescimento. Il risultato, nel caso di una gestione carente, di solito sono articolazioni allineate in modo non corretto tra di loro e rispetto all’asse digitale, piedi deformati e alterazioni del movimento. Questo nella maggior parte dei casi porterà a problemi di appiombo, postura e movimento permanenti e deformazioni più o meno serie dello zoccolo e delle sue strutture interne. Appare quindi evidente come un problema di sbilanciamento del piede su un puledro in crescita possa facilmente causare un difetto di appiombo e di movimento permanente nel cavallo adulto, che inciderà sulla sua salute e sulla sua efficienza, nonché sui costi di gestione (sotto forma di maniscalco e veterinario). Inoltre, all’interno dello zoccolo stesso, la terza falange, le cartilagini alari e il cuscinetto plantare risentiranno negativamente delle deformazioni dello zoccolo e delle alterazioni del movimento che spesso ne derivano, così come della riduzione della quantità di movimento spontaneo dovuta al confinamento in spazi angusti. Se nel cavallo adulto la forma dello zoccolo è determinata dalla terza falange e dalle altre strutture interne, durante la crescita è vero il contrario: la forma della scatola cornea determina il modo in cui cresceranno la falange e le strutture accessorie. Per quanto riguarda il movimento, esso fornisce la stimolazione necessaria alla crescita della terza falange e alla propagazione della fibrocartilagine che dovrà dare stabilità e robustezza al retro del piede, e che in assenza di questa stimolazione NON SI PROPAGA.

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Una vista tristemente comune sotto ai puledri nostrani. Piedi del genere causano danni tremendi alla struttura scheletrica, muscolare e tendinea. Possono bastare pochi mesi senza pareggio per ridurre un puledro in questo stato. I danni, più o meno gravi a seconda dei casi, se li porterà dietro per tutta la vita.

Un po’ di basi teoriche.

Gli studi più recenti sulla fisiologia ed anatomia del piede equino, ed in particolare quelli condotti dal Dr Robert Bowker della Michigan State University e dalla dottoressa Debra R. Taylor presso il College of Veterinary Medicine della Auburn University, hanno messo in luce come lo sviluppo di questa struttura sia influenzato in modo determinante dalla quantità e qualità del movimento del puledro e del giovane cavallo nei primi cinque-sei anni di vita. Le strutture interne allo zoccolo infatti necessitano di una continua e costante stimolazione da parte dell’ambiente esterno per irrobustirsi e arrivare ad essere in grado di resistere al peso di un cavallo adulto. Le cartilagini alari, che alla nascita sono spesse circa 3 mm, devono svilupparsi fino ad uno spessore di almeno 12-15 mm; allo stesso modo il cuscinetto digitale, che in origine è costituito solo da tessuto adiposo e contiene le principali terminazioni nervose del piede, dev’essere sostituito da una massa di robusta fibrocartilagine, che unisca tra loro le due cartilagini alari e protegga adeguatamente le terminazioni nervose e la fitta vascolarizzazione al suo interno. Queste trasformazioni sfortunatamente non avvengono spontaneamente con la crescita dell’animale, ma richiedono che il piede venga sottoposto ad innumerevoli cicli di compressione e rilascio, flessione e torsione, che stimolino la propagazione della fibrocartilagine verso il retro del piede a partire dalla zona in cui il tendine flessore profondo si inserisce sulla terza falange. Un cavallo che non possa muoversi adeguatamente e su terreni vari o che venisse ferrato prima dei 5-6 anni di età, arriverà al suo peso adulto conservando le strutture interne caratteristiche del piede di un puledro. Inevitabilmente avrà dei problemi! Quelle strutture non saranno in grado di reggere il carico di lavoro richiesto dal peso di un cavallo adulto, e creeranno problemi fino a quando non si saranno sviluppate adeguatamente.

Recenti studi sperimentali eseguiti sui vitelli hanno dimostrato in modo inequivocabile come la quantità di movimento, così come il tipo di terreno, incida sullo sviluppo della falange distale e del cuscinetto plantare, che nei soggetti sperimentali, fatti camminare per 3,5 km su terreno sassoso tutti i giorni, dopo soli 4 mesi risultavano avere mediamente un volume del 39 % maggiore rispetto ai soggetti di controllo confinati su terreni “facili” e non obbligati a muoversi.

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Immagini originali tratte da “Evaluating soft tissue composition of the equine palmar foot with computed tomography, magnetic resonance imaging, and 3-D image reconstruction”, Auburn University College of Veterinary Medicine. Thanks to Dr. Debra Ruffin Taylor, DVM.

Sul sito Internet di Pete Ramey, di seguito riportato, potete trovare i link agli esiti delle due esperienze sperimentali (link riportati anche in Bibliografia)

Sfortunatamente sul cavallo questo specifico tipo di verifica sperimentale non è ancora stato fatto, ma tutti gli elementi a disposizione, così come anche l’esperienza empirica, portano a pensare che valga esattamente per il cavallo come per il bovino. Affinché le strutture interne del piede ricevano una stimolazione corretta che faccia progredire rapidamente il loro sviluppo, è fondamentale che le varie parti del piede abbiano tra di loro le corrette proporzioni e posizioni relative. La lunghezza eccessiva della muraglia riduce o azzera la pressione sul fettone e predispone il piede a deformazioni imprevedibili e dannose, mentre un bilanciamento scorretto del piede può alterare il movimento al punto da inficiare lo sviluppo del piede e talvolta anche di altre strutture (muscoli, ossa, tendini).

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Anteriore sinistro di un puledro di 8 mesi, mai pareggiato prima. Nonostante l’accesso ad un paddock di diverse migliaia di metri quadri, il piede presenta una muraglia decisamente lunga (quasi un centimetro in eccesso) e i primi segni di deformazione della scatola cornea: talloni asimmetrici, barra laterale coricata sulla suola, base d’appoggio eccessivamente avanzata e un angolo palmare troppo basso.

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Lo stesso piede dopo meno di 5 minuti. Nonostante la scarsa collaborazione del puledro, poco abituato a dare i piedi e a stare in equilibrio su tre gambe, il pareggio, seppur sbrigativo, ha eliminato la muraglia in eccesso e la maggior parte delle forze che stavano deformando il piede, mettendolo in condizione di crescere correttamente.

Come incide il movimento?

Giunti a questo punto, dovrebbe essere chiaro a tutti che una manutenzione regolare (con cadenza mensile, in linea di massima) dei piedi dei puledri è un investimento che aumenta il valore del cavallo e le sue probabilità di vivere una vita lunga, sana e produttiva. Lo stesso vale per la libertà di movimento. Infatti, la sola manutenzione dei piedi non basta per far crescere il cavallo con piedi sani ed efficienti. Come accennato nei paragrafi precedenti, ciò che stimola lo sviluppo del piede in una struttura più robusta e resistente è il movimento continuo e costante su terreni vari. Ciò significa che occorre creare un ambiente che nei limiti del possibile favorisca questo aspetto. Maggiore sarà il movimento del puledro, più rapido (e qualitativamente migliore) sarà lo sviluppo dei suoi piedi. Il rovescio della medaglia è che un puledro confinato in poco spazio e/o che si muova poco avrà uno sviluppo dei piedi (e non solo) lento e carente.

Nel cavallo sfortunatamente non è determinante solamente la quantità ma anche la qualità del movimento. Qualsiasi alterazione del movimento rispetto all’ideale rallenta o modifica lo sviluppo delle strutture interne del piede. Una delle alterazioni del movimento più diffuse, evidenti e riconoscibili è l’appoggio di punta, seguito a ruota dall’appoggio in due tempi. Il primo consiste in un piede che tocca sistematicamente terra prima con la punta piuttosto che coi talloni, mentre il secondo consiste in un tallone che tocca regolarmente terra prima dell’altro. La causa forse più comune, banale e facilmente risolvibile di alterazione del movimento, insieme alla mancanza di un pareggio corretto e regolare, è il marciume del fettone.

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Foto pre-pareggio. Anteriore destro di una puledra araba di 10 mesi mai pareggiata prima. La puledra vive con la madre e altri due cavalli su un terreno di svariati ettari. Ciononostante presenta piedi estremamente lunghi, deviazione della muraglia, appiombi e movimenti alterati, marciume del fettone con conseguente atrofia e contrazione dei talloni con un principio di ‘sheared heels’.

Questa condizione, piuttosto comune in cavalli di tutte le età, può causare un dolore tale alla parte posteriore del piede da forzare il cavallo ad appoggiare i piedi con la punta a tutte le andature. In presenza di marciume del fettone, è fondamentale disinfettare quotidianamente il fettone fino alla completa scomparsa dei sintomi, perché in caso contrario il cavallo resterà prigioniero di un circolo vizioso che peggiorerà sempre di più. Anche errori (o la totale mancanza) di pareggio possono alterare in negativo il movimento causando l’atterraggio di punta o, più frequentemente, l’appoggio in due tempi. Muovendosi in questo modo, il cavallo non carica più correttamente il retro del piede, interrompendone o alterandone lo sviluppo e sovraccaricando altre strutture, come ad esempio la regione del navicolare, i tendini flessori, il legamento sospensore del nodello e le varie articolazioni dell’arto distale. Non occorre molta fantasia per capire che tutto ciò ha un prezzo, spesso salato, per il cavallo.

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Posteriore sinistro della stessa puledra: a causa del consumo asimmetrico, mammella e quarto laterale sono diventati troppo lunghi, al punto da forzare la chiusura dei garretti e valgismo dei nodelli. Il glomo mediale presenta un’evidente distorsione in direzione prossimale, così come la corona del quarto corrispondente e c’è una contrazione asimmetrica dei talloni. Il Posteriore destro presentava le stesse problematiche anche se meno accentuate. Parte di queste deformazioni e le alterazioni degli appiombi sono permanenti e quasi sicuramente creeranno problemi per tutta la vita della puledra. Intervenendo per tempo si sarebbero potute evitare del tutto o in parte.

Due parole sull’alimentazione.

Ruolo altrettanto importante nel garantire un accrescimento osseo corretto e uno sviluppo adeguato delle strutture del piede lo ricopre l’alimentazione. Chiunque si sia interessato anche solo superficialmente di nutrizione equina sa che carenze o sbilanciamenti nutrizionali si manifestano, tra le altre cose, con anomalie di accrescimento della struttura scheletrica, muscolare e tendinea. Analogamente, una dieta contenente una percentuale eccessiva di amidi e altri carboidrati non strutturali (ovvero, semplificando, cereali) o proteine è stata correlata a difetti gravi di accrescimento come ad esempio l’osteocondrite. L’elenco potrebbe andare avanti, ma rischierei di uscire dal seminato. Il concetto chiave è che l’alimentazione del puledro va affrontata in maniera scientifica se si vogliono ottenere buoni risultati. Analisi del fieno e bilanciamento della dieta, mentre sono importanti per un cavallo adulto, per uno in accrescimento sono indispensabili e inseparabili dalla cura dello zoccolo, poiché le conseguenze di un eventuale errore nei primi anni di accrescimento condizionerebbero tutta la vita del cavallo.

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A sinistra: al lavoro su un attentissimo Pony
A destra: l’autore dopo il pareggio

Come capire se le cose stanno andando nel verso giusto?

I puledri sani sembrano muoversi quasi senza peso, con movimenti sciolti e leggeri, come se nemmeno toccassero terra. Un cavallo gestito correttamente durante la crescita conserverà questo modo elegante di muoversi per quasi tutta la vita, e solo in tarda età (ben oltre i 20 anni, salvo infortuni) perderà questa fluidità. Quando un cavallo comincia ad avere problemi di piedi di qualunque tipo, uno dei primi sintomi è la perdita della leggerezza e della fluidità nei movimenti. Questo dovrebbe accendere subito un grosso campanello d’allarme. Altri aspetti da tenere attentamente sotto controllo sono la simmetria degli arti e dei movimenti, così come quella dei piedi. Le traiettorie dei piedi, osservando il cavallo frontalmente o da dietro, dovrebbero essere rettilinee, e osservandolo di lato le falcate dovrebbero essere uniformi, simmetriche e regolari. Ogni piede dovrebbe essere ben simmetrico, con una muraglia liscia, priva di cerchiature e dritta dalla corona fino a terra, senza deviazioni in fuori o in dentro. Sollevando il piede, la suola dovrebbe essere liscia, compatta e con una concavità uniforme dal centro verso l’esterno. La muraglia (nei puledri) non dovrebbe mai sporgere più di 3 mm oltre la suola, e il fettone dovrebbe essere sano, privo di cavità o brandelli, ben conformato e voluminoso. I glomi dovrebbero essere alla stessa altezza e i talloni dovrebbero essere leggermente e simmetricamente divergenti rispetto all’asse mediano dell’arto. Negli ultimi 10-15 anni gli studi clinici e le ricerche scientifiche hanno concluso che cavalli con questo tipo di conformazione sono meno soggetti a zoppie, e vivono più a lungo e più sani. Di contro, un piede con talloni stretti, deboli e contratti è da sempre associato a problemi, zoppie e cavalli che durano poco e hanno vita grama. E anche questo è stato confermato da studi clinici ed istologici. In condizioni ideali i piedi terminano il loro sviluppo tra i 5 e i 6 anni di età, ma possono aver bisogno di più tempo se ci sono delle lacune o dei limiti nella gestione. L’aspetto positivo è che mantengono una discreta capacità di sviluppo anche una volta che il cavallo è adulto, e possono riprendere questo processo anche dopo anni di stasi, se non sono ci sono stati danni permanenti.

Concludendo

Ogni volta che vedo un puledro con piedi trascurati o, peggio ancora, patologici, provo una fitta di dolore. Basterebbe così poco per evitarlo, garantendogli buone probabilità di crescere e vivere sano, forte e robusto ed esprimere al meglio il suo potenziale genetico. Qualcuno obietterà che la manutenzione costa: è vero, ma fino a un certo punto. Pareggiare un puledro ben educato, se non si aspetta troppo tra due pareggi, è normalmente una cosa facile e veloce. Un maniscalco/pareggiatore preparato lo può fare in poco più di 10 minuti, se il puledro collabora. 8-10 pareggi in un anno sono più che sufficienti per far crescere un puledro con piedi al meglio delle loro potenzialità. Se può muoversi tanto, su terreno abrasivo, ne possono bastare 4-5. La spesa annua, in base a chi si chiama, può variare da 0 a qualche centinaio di €. Confrontate questa spesa, diciamo 2-300€ all’anno per i primi 2-3 anni, con quello che vi costerebbero 10-20 anni di ferrature o pareggi correttivi, antiinfiammatori, tempi di fermo del cavallo, visite veterinarie ecc. e vi renderete conto che addestrare bene fin da subito i vostri puledri, pareggiarli regolarmente e creare un ambiente che li stimoli a muoversi tanto è uno degli investimenti più redditizi che possiate fare, senza voler entrare in discussioni filosofiche sull’etica, che ci porterebbero lontano e si prestano a interpretazioni soggettive. Se volete acquistare un cavallo, e in particolare un puledro, assicuratevi che sia stato seguito competentemente fin da piccolo. Siate disposti a pagare qualcosa in più per un puledro con piedi gestiti correttamente fin dai primi mesi e cresciuto in un ambiente con spazi e fondi adeguati: il cavallo che starete acquistando varrà di più rispetto ad uno che sia stato trascurato, con molta probabilità sarà al vostro fianco, sano e felice, per molti più anni, e i suoi piedi saranno in grado di affrontare anche le sfide più estreme che potreste proporgli senza bisogno di protezione. La domanda genera l’offerta, e se la domanda sarà per puledri con piedi sani, ben gestiti e ben sviluppati, l’offerta non potrà che adeguarsi, e chi ne trarrà giovamento saranno prima di tutto i cavalli.

Note sull’autore:

Cura_precoce_dello_zoccol-003Leonardo de Curtis, classe 1984, laureato in Fisica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, dal 2006 si interessa al pareggio e alla gestione naturali del cavallo e al loro potenziale riabilitativo. Data la sua formazione accademica, molto del suo interesse si è concentrato anche sulle alternative al ferro per la protezione degli zoccoli, ambito nel quale è costantemente alla ricerca di nuove soluzioni. Dal 2008 è attivamente impegnato nella divulgazione culturale su pareggio e gestione naturali, partecipando a forum in rete, scrivendo articoli, traducendo testi e fornendo assistenza, diretta o a distanza, a centinaia di persone e cavalli in difficoltà, in Italia e all’estero. Dal 2011 partecipa alle attività dell’organizzazione bitless&barefoot-studio (http://www.bitlessandbarefoot-studio.org/), fortemente voluta e sviluppata dal Dr. Franco Belmonte, col quale collabora alla traduzione della rivista specialistica The Horse’s Hoof in lingua italiana e alla creazione dei contenuti per il sito dell’organizzazione. Membro dal 2014 della American Hoof Association ( http://www.americanhoofassociation.org/ ), segue principalmente le linee guida sul pareggio sviluppate da Pete Ramey, di cui nel 2012 ha tradotto il libro “Making Natural Hoof Care Work for You” (Il pareggio naturale dello zoccolo, Equitare s.r.l., 2012). E’ contattabile via e-mail all’indirizzo leo.decurtis@hotmail.it .

Bibliografia

  • Pete Ramey, “Care and Rehabilitation of the Equine Foot”, Hoof Rehabilitation Publishing LLC, 2011
  • Ted S. Stashak, “Adam’s Lameness in Horses”, 5th edition, Lippincott Williams & Wilkins, 2002
  • R.M. Bowker, “Contrasting Structural Morphologies of ‘Good’ and ‘Bad’ Footed Horses” 49th Annual Convention of the American Association of Equine Practitioners, 2003, New Orleans, Louisiana
  • Lon D. Lewis, “Feeding and care of the horse”, Blackwell Publishing, 2005
  • D.Taylor et al.,“The ability of the environment to impact development of the bovine foot”, ricerca originale, 2013
  • J.Gard et al.,”A bovine model for equine digital cushion development”, ricerca originale, 2013
Questo articolo è stato pubblicato in Letture, Pareggio il da .

Informazioni su Franco Belmonte

Born 1952. Degree in Biological Sciences University of Genova, Italy. Researcher, CNR of Italy 1977-'80 (neurochemistry) then various task related to biology till now. Active Member and Certified Trimmer of the American Hoof Association. Didactic activity: equine podiatry and nutrition. Area of interest: evolution and physiology. Airline pilot and flight instructor for living 1981-2002.