Il pareggio in pratica – 1

Il lettore di lingua madre inglese che vuole collaborare e  può tradurre questi articoli è benvenuto.

Inizio a descrivere in dettaglio in una serie di articoli il pareggio del cavallo. Leggete  “ il pareggio di un gruppo di cavalli che vive in libertà a Pieve S.Stefano” per una visione d’insieme.
Se mi sarà possibile aggiungerò dei disegni agli articoli al fine di renderli più comprensibili.
Non pretendo di insegnare. Descrivo le mie impressioni e ciò che nel tempo mi ha permesso di ottenere dei notevoli risultati. Molti dettagli potrebbero essere aggiunti ma lo farete voi stessi come risultato della vostra applicazione.
Mi rivolgo al proprietario che desidera emanciparsi e far da sé ottenendo risultati comparabili o anche migliori di quelli ottenuti da un frettoloso o spesso improvvisato “professionista”.
Il presupposto, a questo livello, è un animale senza particolari problemi né difficoltà di manipolazione, sufficientemente diritto e sano oppure già instradato sulla via della riabilitazione.
Farò per forza di cose riferimento a situazioni anormali se non altro per renderne possibile l’identificazione.

Tutte le azioni di pareggio dovrebbero far seguito al prelievo del cavallo da uno spazio aperto. Il cavallo è certamente meno disposto a star fermo per il tempo che si rende necessario per il pareggio, 20 minuti o più, se ha patito una lunga restrizione del movimento in un box o in un piccolissimo recinto.
Per maggiore sicurezza è sempre meglio essere in due, avere un assistente che controlla l’ambiente circostante mentre voi siete “sotto il cavallo”. Se non altro in caso di incidente o bisogno si ha una spalla. Il ruolo primario dell’assistente è quello di favorire il lavoro disponendo e mantenendo il cavallo nell’assetto o posizione che meglio consente a voi di sollevare lo zoccolo. Deve sapere come fare arretrare o avanzare l’animale di pochi centimetri senza esercitare pressioni elevate e indisponenti, girare il cavallo in senso orario o antiorario, sapere mantenere la sua testa bassa o alta e spostarla verso destra o sinistra. Sono tutte azioni che alleggeriscono il peso che grava sull’arto e sullo zoccolo che si intende sollevare.
L’assistente deve mantenere l’attenzione sull’ambiente e sul compagno per essere tempestivo. Un affiatamento tra i due rende il lavoro notevolmente più celere e meno faticoso soprattutto se l’assistente prepara precedentemente gli zoccoli puliti e idratati. Soprattutto durante la stagione secca e nel caso di animali grandi, e ottima consistenza dei materiali, tenere a bagno gli zoccoli per alcuni minuti o addirittura per trenta minuti  consente di fare un lavoro altrimenti snervante o grossolano. Cavalli da lavoro con zoccoli grandi e forti come il TPR, Norico, Shire.. durante l’estate possono essere pareggiati durante una giornata di pioggia o in occasione della doccia.
L’animale si osserva mentre si va verso la piazzola.  Piazzola adeguata alle condizioni climatiche, riparata dal sole o dalla pioggia, dal fondo consistente e pulito. Ideale sarebbe per il cavallo avere un compagno sufficientemente vicino ma senza possibilità di interferire.
Di solito l’espediente “cibo per calmare” non è favorevole al lavoro. La testa si muove in continuazione, il peso del cavallo si sposta di continuo. Il cavallo veramente agitato non si corrompe con la carota che dura un attimo. A volte non la considera nemmeno.
La disponibilità del cavallo o la presenza dell’assistente elimina la necessità di tenere il cavallo “ai due venti”. Il cavallo costretto a mantenere la posizione può scalciare, muoversi avanti o indietro e lateralmente. Le corde o le catenelle che si sollevano o abbassano, avanzano o indietreggiano rapidamente sono un grave pericolo per chi è vicino e concentrato sulla zampa o su uno zoccolo. Il cavallo disposto ai due venti è indice di ignoranza, insicurezza e assoluta mancanza di horsemanship.
E’ piacevole e rassicurante invece osservare il binomio animale uomo libero da costrizioni e paure su una pavimentazione pulita e antisdrucciolo che può essere semplicemente di terra battuta. Il cavallo in capezza ma libero e la corda di guida disposta in modo da non creare intralcio, il pareggiatore intento al suo lavoro e l’assistente all’ambiente.

Solleviamo quindi il primo zoccolo per il pareggio dopo che tutti e quattro sono stati puliti. Di solito un anteriore. A volte il cavallo si prepara da sé spostando il peso sul lato opposto. Afferriamo il pastorale flettendo le nostre ginocchia, senza piegare troppo la schiena nè abbassare eccessivamente il capo avvicinandolo così al posteriore. Se il cavallo non darà segno di aver compreso, esercitiamo una pressione graduale  con la mano iniziando dalla spalla e scendendo lungo la zampa. Di riflesso quasi sempre l’animale solleva la zampa facilmente se il suo peso non grava proprio su di essa. Insistere é controproducente. Ogni tentativo deve iniziare allo stesso modo partendo dalla spalla.  Aiutare il cavallo a disporsi correttamente riduce i tempi e la fatica.
Se non é stato già fatto liberiamo dalla terra i quattro zoccoli in sequenza, li puliamo e se necessario li laviamo. Osserviamo quindi consumo, particolarità di tutti e quattro e, mentre li puliamo, già consideriamo il lavoro di pareggio da fare. Fin qui non abbiamo fatto altro che quello che facciamo tutti i giorni preparando gli zoccoli per la disinfezione o durante la stagione umida quando spostiamo il cavallo dal suo recinto ad una zona asciutta e pulita.

Pulire gli zoccoli, disinfettarli, consentire all’animale la permanenza su una superficie asciutta ameno parte del giorno costituisce un insieme di norme igieniche basilari. Così come necessario è lo spazio e il movimento, il fieno senza muffe, l’acqua pulita, la rimozione delle fiande.
L’igiene, fisica e mentale, deve appartenere all’animale ed al suo proprietario.
Il proprietario che non provvede e il professionista che non vede e per ignoranza opportunismo o meschinità non rileva, rendono inutile o un palliativo ogni altra cura, la medicina tradizionale o alternativa che sia e svuotano di ogni significato la parola naturale sostituendola con trascuratezza.

Continuando osserveremo una parete maggiormente sporgente dal piano della suola quanto meno il cavallo si è mosso ed ha coperto chilometri e quanto più tempo è passato dall’ultimo pareggio.
Il fondo sarà stato nel frattempo più o meno abrasivo. Le varie condizioni di umidità e penetrabilità compensano in diversa misura la crescita dell’unghia, della suola, del fettone consumandoli. Il pareggiatore è chiamato a ridurre la altezza della parete e eventualmente ad intervenire sulle altre parti riportandole ad un corretto rapporto quando ciò è impedito dalla mancanza di movimento sufficiente su terreno adeguato.
Con un sostanziale distinguo.
Mentre con il movimento il consumo avviene grazie a pressioni, forze, attrito che stimolano la crescita e la produzione di buoni materiali l’azione dell’uomo con i suoi attrezzi prescinde da questo.
Si taglia e si raspa ma non si stimola in alcun modo. Il pareggio non sostituisce l’allenamento e sviluppo delle parti conseguente al movimento ed alle pressioni esercitate sui tessuti che le producono.

Iniziamo il lavoro vero e proprio.  La prima fase consiste nel ridurre la altezza della parete rispetto al piano della suola adiacente lungo tutto il  perimetro. Con tecnica, accortezza, facendo scelte determinate caso per caso da ciò che troviamo, dall’ambiente. Questo sarà argomento del prossimo articolo.

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Informazioni su Franco Belmonte

Born 1952. Degree in Biological Sciences University of Genova, Italy. Researcher, CNR of Italy 1977-'80 (neurochemistry) then various task related to biology till now. Active Member and Certified Trimmer of the American Hoof Association. Didactic activity: equine podiatry and nutrition. Area of interest: evolution and physiology. Airline pilot and flight instructor for living 1981-2002.