Il pascolo ed il lavoro nei campi

Ecco alcune considerazioni tratte dal corso web 2016-17. Scritte in occasione della lettura dell’ottavo capitolo del libro di Ramey a cura dell’agronoma K.Watts. Le ho pensate per i partecipanti al corso ma sono utili comunque. Il Pascolo e i suoi pregi e difetti, problemi e gravami. Soprattutto quando la zona non è appropriata e gli animali non particolarmente forti o addirittura sensibili o già laminitici. Vi consiglio la lettura degli altri articoli in questa sezione per meglio apprezzare questo.

Vi invito a procurarvi il libro “Care and Rehabilitation of the Equine Foot” e leggere attentamente, o rileggere, il capitolo 8 e quelli che seguono sul fieno e la elaborazione della dieta.

Se lo fate potrete tradurre ogni frase in un carico di conoscenze necessarie e lavoro notevoli. Tali da scoraggiare molti dal tenere uno o più cavalli per se o per altri? Non si possono scoraggiare gli ignoranti semmai andrebbero isolati non essendo possibile impedire loro di tenere animali. Non esiste una normativa. Il modo migliore è dirottare amici e clienti indicando  centri maggiormente attrezzati intellettualmente o invitarli a far da sé.

Le attenzioni al pascolamento sono particolarmente necessarie per i cavalli sensibili ed a tutti gli asini e poni e dovrebbero fare riflettere sulla necessità di orientare se stessi e gli altri verso una scelta consapevole dell’animale che si vuole portare a casa perchè costituirà eventualmente un grave problema. O di lavoro e attenzione oppure di inutilizzo e malattia. La scelta oculata dell’animale per la vita obbliga alla conoscenza, alla scaltra osservazione ed a sapere guardare in basso, in bocca e nel campo avendo le capacità proprie del vecchio mercante di cavalli. Ora, dell’hoof care provider ben addestrato.

Il lavoro e manutenzione dei campi è effettivamente un lavoro, oneroso e continuo. Quello che descrive Watts è ciò che fanno i contadini capaci ogni giorno. Sia che siano orientati alla produzione per il mercato che orientati alla produzione di foraggi ormai ritenuti particolari per il basso, e  ricercato, contenuto in carboidrati non strutturali o altri alimenti specifici. Si può pretendere che un proprietario sorvegli il pascolo continuamente, ruoti, delimiti, segreghi, concimi, arieggi, valuti l’altezza delle piantine? Decidete voi. Fatto sta che un cavallo o più cavalli costano e un tempo erano appannaggio del cavaliere che poteva mantenere scudiero, stalliere e contadino. In mancanza di servo, stalliere e scudiero o si lavora per quattro o la bestia ne paga le conseguenze.

Le difficoltà reali sono tali che probabilmente l’unica soluzione rimane quella del track system. Possiamo seminare o lasciare inselvatichire il campo. Il campo non è mai overgrazed. Le erbe rimangono in pace per il raccolto. Le erbacce cariche di inulina (fruttano) non se ne impossessano facilmente. I cavalli si muovono di più. Eventuale pascolo può essere ricavato dai campi a seconda della stagione e allora ritorniamo alla necessità di comprendere ma anche di fare esperienza. Il minimo verde tramite aperture e chiusure di settori è possibile.
Questo con tutte le accortezze , limitazioni e tempi che il track system o paddock paradise come volete chiamarlo comporta e già descritte nel lungo articolo di tanti anni fa che trovate sul sito in letture.

Non c’è spazio per il track system? Allora non c’è un pascolo di estensione tale da creare almeno stagionale apprensione ma un recintino dove nessun cavallo sarebbe giusto costringere.
Alternativa più scadente è il dirt paddock ovvero il recinto dove non c’è nulla di verde o di vivo, e l’accesso al pascolo viene limitato stagionalmente o per un certo tempo ogni mattina.
Personalmente utilizzo un sistema o l’altro a seconda della stagione. Il primo estate, autunno ed inverno. Il secondo in primavera. Ma non strettamente lasciando alla fantasia ed alla contingenza l’ultima parola. Dai primi di marzo alla fienagione i miei tre cavalli soggiornano in un ettaro dove non c’è nulla.

Sia nei campi dove i cavalli non vanno mai e raccolgo il fieno sia in quelli dove i cavalli stazionano, eseguo una leggera concimazione chimica bilanciata ogni due anni per favorire la crescita e la densità e con esse l’ombreggiamento e la riduzione nel contenuto di carboidrati non strutturali a parità delle altre condizioni. La sola fienagione comporta uno sfruttamento limitato della terra.
Tengo invece il letame da parte per concimare a fine inverno i campi dove i cavalli transitano o pascolano. Anche per comodità, le letamaie sono li.

Il ciclo del Fosforo è diverso da quello dell’Azoto che è il primo limitante.
Il letame sparso in primavera e non interrato o distribuito con pompe per liquami come si fa in Alto Adige non si disperde prontamente nel terreno e si perde l’azoto rapidamente nell’atmosfera a causa dell’azione batterica. Di conseguenza il terreno si sbilancia lentamente a favore del fosforo. E’ il caso dei campi che circondano molti allevamenti. Paradossalmente dove gli animali insistono e/o si usa lo stallatico distribuendolo con il carro spandi letame o semplicemente con la pala è quindi necessaria una concimazione bilanciata Azoto- Fosforo a favore dell’azoto. O la sola concimazione con Azoto (Urea).
Il fosforo si deposita con le feci non raccolte, con l’urina e con il letame sparso da noi e derivante dalla digestione del fieno raccolto altrove e tutto li resta. Gran parte dell’azoto invece si disperde nell’atmosfera.

A sua volta questo si riflette parzialmente in uno sbilanciamento dei macrominerali allontanando il rapporto Calcio – Fosforo da quello ideale! Puledri storti e altri guai seri ! Necessità di bilanciamento (soldi e tempo!) della dieta quando il fieno non lo è. Aggiungere Calcio significa compromettere il già delicato equilibrio con il Magnesio.
Ignorare e Sbagliare presentano il Conto.

Il bilanciamento tra tutte queste e molte altre variabili è l’hoof care provider che deve essere in grado di fare o suggerire o prescrivere. Spero che ormai sarete convinti che non si tratta, non lo concepiamo come un energumeno pareggiatore munito di raspa. Quella è una figura figlia del maniscalco che ha fatto il suo tempo.

Quando le cose divengono più facili???? Quando il pascolo è quello descritto su vecchi libri di agraria. Vi ricordate quello che ho letto a Cesenatico, della prima metà del secolo scorso? (Agraria, Hoepli) “Il pascolo è un terreno che a causa delle roccie affioranti, il pietrame, la copertura arborea parziale, la natura povera del suolo, l’orografia, la distanza dal centro abitato é tale da non consentire nessuna attività agricola redditizia”. Una meraviglia per il bestiame brado. Vogliamo destinare altri campi al pascolo? Ne pagheremo le conseguenze.

F.B.

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Informazioni su Franco Belmonte

Born 1952. Degree in Biological Sciences University of Genova, Italy. Researcher, CNR of Italy 1977-'80 (neurochemistry) then various task related to biology till now. Active Member and Certified Trimmer of the American Hoof Association. Didactic activity: equine podiatry and nutrition. Area of interest: evolution and physiology. Airline pilot and flight instructor for living 1981-2002.