Introduzione

Le fotografie pubblicate non vogliono  indurre a copiare bensì alla riflessione. La critica costruttiva e le diverse opinioni sono benvenute. Tutti coloro che non conoscono l’anatomia e la fisiologia dello zoccolo debbono essere consapevoli dei gravi danni che possono essere arrecati copiando semplicemente dei gesti. La comprensione delle forme, colori, disposizione delle strutture interne ed esterne è necessaria per adeguare il lavoro di pareggio al cavallo ed alla situazione. Questa nota non è intesa come il solito disclaimer. Ci interessa invece che i cavalli non abbiano a patire ulteriori danni dopo essere stati oggetto nella loro vita di una infinita serie di altri abusi. Non è un pezzo di legno che guardate o pretendete di lavorare ma un essere vivente. (molte delle fotografie che sono riferite al gennaio 2013 sono in effetti meno recenti. A gennaio 2013 il sito è stato ristrutturato e molti articoli o foto riportano quella data)

La logica e l’esperienza di Pete Ramey (HOOFREHAB) è qui continua materia di studio e terreno di applicazione.

Alcune posizioni espresse da pareggiatori più o meno certificati (questo ha poca importanza), più o meno dediti allo studio ed alla pratica (questo ha la massima importanza), prevedono il NON intervento ora sulla suola, ora sul fettone o sulle barre, etc. Vorrei specificare a costo di ripetermi che il lavoro sulle varie parti (pur tenendo in considerazione i cavalli inselvatichiti come modello vero di quanto potrebbe essere raggiunto con il natural boarding) non può non tenere in considerazione l’ambiente reale domestico. Di conseguenza c’è spazio e tempo per il lavoro sulla suola, spazio e tempo per il lavoro e riduzione di tutto il resto ma nel rispetto delle condizioni reali di gestione con obiettivo il migliore stato di salute e la migliore prestazione. Altre linee di guida all’opposto pretendono intervento costante e ripetuto su tutte le parti in modo aggressivo all’inseguimento delle forme selvatiche senza che alle forme domestiche si accompagnino paragonabili densità e spessori dei materiali. Infine altre ancora sono minimaliste e lasciano di fatto (intervenendo magari spesso ma in modo inconsistente) lo zoccolo alla mercé dell’ambiente magari atteggiandosi a “naturali”.   Tutti costoro, non avendo capacità di pensiero, associazione ed adattamento, mortificano il contenuto di “naturale” lasciando un animale sensibile o addirittura dolorante dopo il pareggio oppure lasciano un animale in condizione meccanica sfavorevole e pericolosa. Spesso questi “professionisti” ondeggiano tra una posizione e l’altra alla ricerca di un equilibrio  che la loro formazione non consente. Pete Ramey  ha espresso una posizione analoga recentemente (maggio 2013) a dimostrazione che questo comportamento ed i problemi che esso genera non sono locali. Si tratta anche di grandi nomi, sulla carta. Alcuni animali reagiscono, sembrano sopportare, altri no. Tutti sul lungo periodo denunciano la povertà inadeguatezza degli interventi subiti.  Quasi sempre i loro proprietari delusi scaricano sul barefoot movement l’insuccesso abbandonando, mentre avrebbero dovuto mettere alla porta i veri responsabili.                                                                                                                               Caveat emptor!

Ciò premesso la nostra linea di guida per il pareggio dei cavalli (AHA) prevede:

Suola

Rispetto della formazione callosa e valutazione del suo spessore senza ricerca della linea bianca ad ogni intervento. Queste formazioni sono generate dal cavallo per la riduzione della concavità della volta soleale al fine del contenimento del carico periferico che tende ad aumentare con l’indurirsi dei terreni con conseguente scarsa penetrabilità dello zoccolo. Consentono il sicuro appoggio e sono una maggiore assicurazione contro le asperità del terreno. Viene chiamata qui “callo” quel particolare strato di materiale che sarebbe più corretto denominare materiale di esfoliazione. Quando duro e compatto, alcuni mm. di questo materiale sovrapposto alla suola vera, forte, appunto callosa, costituiscono una ulteriore e preziosa protezione specialmente in caso di suole fini e/o cavalli non abituati a terreni aggressivi.

Nel cavallo appena sferrato, eliminazione del gesso e del materiale incoerente che non ha potuto essere esfoliato grazie al contatto della suola con il terreno.

Nessuna costruzione artificiale della concavità basata sulla speculazione del maggiore elaterio indotto. La suola deve trovare la sua concavità, spessore e densità, grazie al movimento ed alla corretta alimentazione.

Fettone

Massima cura del fettone. Disinfezione periodica più frequente tanto più il tempo è inclemente ed umido. Nessuna asportazione di tessuto calloso in BUONE condizioni, anche se si presenta in rilievo rispetto al piano di appoggio dello zoccolo. In questo caso il fettone non è stato evidentemente compattato per mancanza di movimento, l’asportazione di materiale anche nella parte più vicina alla punta è fonte di maggiore sensibilità causa la scarsa densità del materiale rimasto. La pratica di riduzione del fettone nel terzo anteriore, ed in generale, è quindi rifiutata a favore di una maggiore stimolazione e maggiore densità da raggiungere con il movimento.

Solo casi particolari richiedono la riduzione della massa.

Barre

Le barre, se consistenti e robuste, quindi non suscettibili di spezzarsi e non ripiegate su se stesse sono rispettate. Ridotte in modo da non risultare attive rispetto alla linea congiungente la parete adiacente con la parete dal lato opposto. Nella riduzione delle barre si tiene conto della concavità e della penetrabilità dello zoccolo nel terreno sul quale il cavallo vive e si muove.

Parete

Nel piede sano si lascia la parete attiva rispetto al piano della suola di un paio – tre mm. Se la suola è ricoperta da formazioni callose estive la parete viene lavorata tenendo conto e avendo valutato il loro spessore. La altezza dello zoccolo deve restare invariata e non essere influenzata dalla loro presenza.

Eventuali flare non naturali comportano il lavoro di scarico della parete dalla parziale funzione di sostegno del peso che a lei compete tramite lavorazione appropriata. Le setole sono ignorate ritenendo il lavoro di pareggio periodico dello zoccolo già in grado di ridurle.

Ai quarti si presta attenzione affinché la parete non venga lasciata più alta che altrove affinché lo zoccolo conservi la sua naturale geometria ad arco (arco di La Pierre)

L’altezza dei talloni, così come la lunghezza della punta, influisce direttamente sulla pendenza dello zoccolo e sull’allineamento dell’asse digitale. L’allineamento dell’asse digitale è particolarmente difficile senza immagine radiografica. (L’eventuale non parallelismo tra parete e terza falange rende aleatoria, anche se non trascurabile, l’osservazione dell’angolo formato tra pastorale e parete).  Non si ricercano talloni particolarmente bassi su un modello. Due-tre mm. di altezza della parete rispetto al piano della suola all’angolo di inflessione sono un limite accettabile. Una altezza transitoria o permanentemente maggiore dei talloni può essere dettata da condizioni particolari o patologiche e necessaria alla riabilitazione consentendo all’animale di muoversi con maggiore disinvoltura.

Ritengo, con Pete Ramey, di non dovere ricercare tramite il pareggio il parallelismo della terza falange del cavallo con il suolo (cavallo piazzato su superficie livellata e non penetrabile).

Ritengo più corretto, a cavallo piazzato, un angolo compreso tra i 3° ed i 5° che comporta il parallelismo tra terza falange e suolo al momento del massimo carico sui talloni con il cavallo in movimento. Non condivido la posizione quindi, su questo fondamentale punto, nè di Strasser(che lo ricerca nel cavallo laminitico), nè di Adams, nè di M. Smith, per citare alcuni. Questo introduce un motivo di discussione sia sull’angolo formato dalla corona con il suolo sia sulla pendenza della parete frontale dello zoccolo (essendo la terza falange un solido e l’angolo tra la faccia articolare e la frontale di P3 fisso).

Ritengo che la pendenza dello zoccolo non sia “data” ma segua la gaussiana individuata da Jackson all’interno della popolazione dei cavalli che vivono liberi in nordamerica e che i nostri domestici siano dispersi all’interno di essa. Riguardo all’altezza dei talloni riteniamo, e sperimentiamo sul campo,con Ramey, che il cavallo sound necessiti di talloni ad una altezza tale da sostenere, tra le altre cose, il “parallelismo” di P3 con il suolo MA nel momento successivo all’ “impatto” dello zoccolo con il terreno ed i talloni ormai in posizione divaricata verso l’esterno.

Pratiche di “apertura” forzata dei talloni non sono accettate e considerate innaturali. La semplice creazione di un piano inclinato che contrasti la contrazione dei talloni grazie alle forze applicate su di esso dal terreno è accettabile. Nessuna riduzione strutturale al fine di un consumo maggiore ed accellerato di una parte rispetto ad un’altra è accettabile.

Finitura (roll)

Diverse finiture sono adottate compatibili con diversi terreni. Nella finitura si esprime al meglio la visione riguardo alla distribuzione delle forze di reazione alla forza peso. Essa ritiene la suola un esempio di soffitto a volta(come tale componente strutturale di rilievo nel sostegno del peso) e la parete una struttura protettiva con funzioni di sostegno accessorie anche se affatto trascurabili. La finitura della parete, creando un piano inclinato rispetto al terreno fa si che si crei una forza di compressione da parte del terreno sulla parete verso l’interno. La parete rimane così favorita, nel rimanere adesa alle strutture interne. Terreni particolarmente non penetrabili richiederebbero invece una water line parallela al piano di appoggio ed un roll limitatissimo affinché il carico in kg su cm. quadro risulti il più basso possibile sull’unico tessuto dello zoccolo rimasto a sopportare, senza che sia la sua principale funzione, il peso del cavallo. Questo ultimo caso é un caso limite. Un terreno non penetrabile (come l’asfalto o il cemento) non sono propri. In quanto occasionali non dovrebbero essere presi a riferimento per un lavoro di finitura. Ai talloni si crea un piano di appoggio piuttosto che un roll, parallelo alle lacune del fettone. Anche la realizzazione di questo piano di appoggio deve essere ragionata e realizzata tenendo conto della penetrabilità del terreno e della necessaria stabilità.

Il piano di finitura della parete, conservando lo stesso angolo rispetto al piano di appoggio è spostato dalla sua sede naturale verso l’alto, consentendo un maggiore scarico dal lavoro di sostegno del peso, al fine di consentire un più veloce recupero nel cavallo laminitico. La prima difficoltà consiste nell’individuazione dell’angolo di finitura della parete rispetto al piano di appoggio. La seconda difficoltà nell’individuazione del punto di origine del piano nella water line o nel cosiddetto lamellar wedge (5 mm. dal margine della suola). La terza difficoltà nell’individuazione della posizione, più alta o più bassa, del piano di finitura tenendo sempre a riferimento il piano di appoggio.
E’ sulla posizione, più alta o più bassa del piano di finitura della parete che si gioca. Un cavallo sano di piede sarà favorito da una parete rifinita in questo modo ma sporgente dal piano della suola. Quanto sporgente dipenderà dalla penetrabilità del terreno. Diversamente la sua soundness sarà compromessa. Un cavallo con una parete debole, sottile e ripiegata, distaccata, al contrario beneficerà di un insieme più corto. Questo lavoro e il suo insieme sui vari piani è molto delicato, comporta sensibilità ed esperienza che non possono essere imparate sui libri. Chi non ha la fortuna di potere osservare un Maestro al lavoro dovrà necessariamente accontentarsi di risultati parziali per diverso tempo e procedere per tentativi e d errori. La serie audiovisiva “Under the Horse” di Ramey, da osservare più volte a lungo torna spesso su questo punto. Si tratta, e sono le parole di Pete, di sapere ingranare la marcia giusta a seconda della circostanza.

Il posizionamento della terza falange ad un ridotto angolo positivo con il terreno consente di bilanciare, sia nel cavallo sound che laminitico, la migliore scomposizione delle forze atte a sollecitare la giunzione laminare nel modo minore possibile con la tanto millantata forza trattiva del tendine flessore. Questo, insieme al contenimento corretto della punta (siamo contrari al toe rocker almeno così come viene inteso da molti) mette il cavallo ed il suo piede nelle condizioni meccaniche migliori possibili. Per contenimento corretto della punta intendiamo il posizionamento del breakover nel punto più vicino possibile a quello naturale del cavallo, individuato dalla proiezione a terra della dorsale di P3 dalla quale ci distanziamo opportunamente. In pratica ad un quarto di pollice (6mm.) dal limite esterno della suola.

Bilanciamento medio laterale

Nessun bilanciamento prescinde dal piano della suola. Esso può comportare il disallineamento delle articolazioni. Deve essere effettuato da persona competente che deve sapersi collocare in posizione corretta per l’osservazione.

Osservazione e registrazione dei dati

La osservazione e registrazione di tutti i dati e misure dello zoccolo viene continuamente sollecitata affinché possa essere valutata l’evoluzione dello zoccolo ed il suo progetto.

Studio, pratica ed osservazioni

Queste note sono una breve e concisa indicazione del lavoro e della teoria sottostante. Se si desidera applicarle, ma noi consigliamo la gestione professionale dello zoccolo, in specie quello patologico se non altro almeno stagionalmente, non vanno copiate ma studiate. L’insieme teorico comporta le difficoltà incontrate(diamo una idea)per sostenere un esame universitario pesante. A ciò si deve aggiungere la necessaria acquisizione di manualità. Vi invitiamo a partecipare ai nostri incontri, a studiarle insieme a noi e/o tramite la bibliografia ed i video che saremo felici di indicarvi e che trovate in parte nella pagina links. Se consultate la pagina “biblioteca del pareggiatore” in letture trovate i titoli di alcuni dei libri che ognuno dovrebbe leggere e l’accesso al sito della PHCP ed al suo programma di studio in sintesi.

La meccanica deve essere accompagnata dalla gestione. Non ci può essere salute o riabilitazione in mancanza di libero movimento e alimentazione semplice ed adeguata ad un erbivoro. Per quanta riguarda questi punti alla pagina links trovate il sito della safergrass e di thehorseshoof-naturalbording.

Per sfatare miti e leggende riguardo all’alimentazione del cavallo e non riuscite a farlo se non siete sommersi da prove, filmati, percentuali e tabelle contattate Alberto Barozzi. Ha dedicato gran parte della sua vita a questo. Trovate il contatto nella pagina links sotto bitlessbridleitalia.com

Frequenza di intervento sullo zoccolo

La “settimana pratica” di luglio 2014 è dedicata all’alimentazione (visitate la pagina Incontri per il programma)
Qualsiasi “norma” a riguardo è dettata dalla necessità di semplificazione. L’intervallo (30gg.-50gg.) è puramente indicativo. L’unghia di un cavallo cresce costantemente, il terreno più o meno abrasivo e la quantità di movimento ne determinano l’usura. Libertà di movimento e spazio a disposizione accompagnati dalla NECESSITA’ di movimento (molti chilometri al giorno) fanno allungare l’intervallo tra un pareggio e l’altro. Le asimmetrie comportano consumi differenziati della capsula, le parti non sufficientemente abrase debbono essere comunque ridotte ad intervalli regolari, quindi può essere pianificato da un trimmer accorto un pareggio più ravvicinato nonostante le favorevoli condizioni di gestione di un cavallo. Le variabili sono molte e non possono essere percepite e valutate dal proprietario preoccupato a volte unicamente dalla spesa periodica per il pareggio. Il desiderio di risparmio sul pareggio accompagnato dalla spesa di 3500 euro per una sella e magari dal continuo acquisto e “smaltimento di cavalli non adatti” non ha nulla a che spartire con la filosofia ironfree. Spesa Periodica o in alternativa Studio, Applicazione, scelta di un Tutor, sono le due scelte possibili.

E’ frequente tra i proprietari di cavalli, riguardo ai tempi tra un pareggio e l’altro, l’adozione dello stesso comportamento adottato da coloro che hanno i cavalli ferrati: l’allungamento dei tempi. Questo comporta rottura o deformazione della capsula cornea, il pareggio finisce con l’essere di riabilitazione invece che di mantenimento. Questo comportamento miope ha un equivalente nell’acquisto di una vettura costosa senza considerare i costi periodici di rifornimento. Una vettura senza carburante rimane semplicemente in parcheggio, il vostro cavallo subisce dirette conseguenze. E’ il vostro “hoof care provider” che ha la esperienza per giudicare se uno zoccolo ha necessità di cura. Il superamento del limite delle 6 settimane conduce ad un rapido deterioramento.

Per una serie di articoli scritti da Maria Siebrand (un tempo AHA member) semplici e accompagnati da fotografie e disegni aprite questo link:
http://blog.easycareinc.com/blog/on-the-hoof
Nel caso non fosse disponibile scrivetemi e li invierò in allegato.

Questo articolo è stato pubblicato in Studio di zoccoli il da .

Informazioni su Franco Belmonte

Born 1952. Degree in Biological Sciences University of Genova, Italy. Researcher, CNR of Italy 1977-'80 (neurochemistry) then various task related to biology till now. Active Member and Certified Trimmer of the American Hoof Association. Didactic activity: equine podiatry and nutrition. Area of interest: evolution and physiology. Airline pilot and flight instructor for living 1981-2002.