Archivi autore: Franco Belmonte

Informazioni su Franco Belmonte

Born 1952. Degree in Biological Sciences University of Genova, Italy. Researcher, CNR of Italy 1977-'80 (neurochemistry) then various task related to biology till now. Active Member and Certified Trimmer of the American Hoof Association. Didactic activity: equine podiatry and nutrition. Area of interest: evolution and physiology. Airline pilot and flight instructor for living 1981-2002.

Gli asini di Gaza

Di attualità in questi giorni la discussione sulla probabile campagna militare israeliana nel sud di Gaza dove si trovano quattro battaglioni del braccio armato di Hamas. La pressione da parte degli occidentali sul governo israeliano perché rinunci è continua. Si chiede proporzionalità e rispetto dei civili e misure alternative. Primo, non mi pare che Israele possa rinunciare a liberarsi del pericolo rappresentato da questi 4 battaglioni di esaltati che, come in passato, si riorganizzerebbero, manterebbero il controllo sul territorio e appena possibile e come da loro stessi dichiarato, ritornerebbero a compiere attacchi uguali o simili a quello del 7 ottobre. Secondo, alla richiesta di misure alternative non si sono accompagnati mai piani concreti. Solo demagogiche dichiarazioni sulla necessità  della azione diplomatica, dove si dimentica che da una parte c’è  l’unica democrazia mediorientale dall’altra terroristi. Forse una alternativa è mandare la polizia locale ad arrestarli? Infine, nessuno dei paesi occidentali si è mosso, come ventilò inizialmente il presidente Macron, per la costituzione di una forza multinazionale per combattere Hamas. E nemmeno ora i paesi occidentali sembrano esercitare su Hamas e i suoi fiancheggiatori la stessa pressione che viene esercitata su Israele. E nessuno si preoccupa se non di mandare a morire i propri ragazzi a fianco degli israeliani almeno di evacuare dalla zona di Rafa i civili per permettere all’ IDF di completare le necessarie operazioni.  Tra le richieste di Hamas la liberazione di assassini in cambio di contadini, casalinghe e militari di leva, il ritorno di Israele nei limiti territoriali pre 1967 dimenticando che allora, come oggi, fu Israele ad essere attaccata e che di norma, chi attacca e perde…perde con la guerra territori in modo permanente. Per fare un esempio sarebbe come se l’Italia rivendicasse oggi l’Istria. O la Germania i territori di confine con la Francia. Israele si ritirò dal Sinai e da altri territori, in seguito anche da Gaza dove la popolazione araba si è moltiplicata mentre gli amministratori evidentemente liberi da ogni ostacolo hanno creato una struttura militare e infrastrutturale grazie ad aiuti e donazioni pubbliche e private.  Milioni di dollari ed euro in armamenti e gallerie mentre alcuni abitanti si muovono ancora con i carretti tirati da asini. Forse sarebbe bene smettere di commuovere i telespettatori occidentali proponendo ogni giorno le immagini dello stesso carretto, smettere di criticare l’unica democrazia del Medio Oriente e finalmente sarebbe ora che l’Onu o, in mancanza di esso, gli occidentali lavorassero di concerto con Israele per spostare dal sud di Gaza i civili e costringere così Hamas priva di scudi umani a deporre le armi. Abbandonando ipocrisia e malcelati interessi. E se ciò fosse considerato non praticabile impiegando una forza multinazionale come si può pretendere che provveda un paese piccino come Israele?

Proteine “sintetiche”

Come forse alcuni biologi e molte persone comuni sono rattristato per la decisione di bando e condanna della ricerca produzione e consumo delle proteine ricavate dalla coltura di cellule.

Non ho seguito l’iter che ha consentito di arrivare a produrre proteine “sintetiche”. Da quando ero studente, ormai una cinquantina di anni fa, ho sempre pensato però che la fine degli allevamenti di animali e la loro “liberazione” passasse obbligatoriamente per la produzione di proteine costruite in laboratorio.

Il rigetto del sistema è motivato dalla pretesa insufficiente qualità delle proteine “sintetiche”. Effettivamente un pezzo di carne non è solo proteine ma porta con se un enorme numero di diversi nutrienti, cofattori, enzimi e coenzimi che concorrono a renderlo di alto valore biologico. Non credo che questo basti. Abbiamo a disposizione altri alimenti di origine vegetale che possono farne le veci. Con qualche attenzione vegetariani e vegani vivono bene e  sono ben rappresentati  tra gli atleti di livello mondiale. Potessero integrare con proteine di origine animale coltivate magari condite come meglio possibile in laboratorio, forse vivrebbero anche meglio.

Altra motivazione è la difesa del Made in Italy. Questa è veramente una sciocchezza. Interessi, rendite di posizione, non vedo altro. Se non l’interesse generale soccombere per la salvaguardia del particolare.

Eppure in un mondo che conta ben otto miliardi persone dove milioni di ettari sono sottratti al bosco ed a altre culture e dove scarseggia ormai l’acqua persino dove è sempre stata abbondante con quale ottusità si può rinunciare ad un hamburger “sintetico”. Appestati da pesticidi e concimi, avvelenati da carni gonfiate e antibiotici abbiamo perso il senno?

Sui miliardi di animali che obblighiamo ad una breve vita orribile e sono macellati peggio non un pensiero.

Non sono fiero di essere uomo anzi consapevole di avere più mezzi e capacità degli altri animali mi vergogno profondamente. La natura non è affatto bella. I virus parassitano le cellule, altri parassiti se la prendono con noi, tutti quanti approfittiamo delle piante fino ai buchi neri che si mangiano le galassie con un appetito senza fine. Se c’è qualcuno responsabile di tutto questo ha di sicuro le rotelle fuori posto.
Eppure noi che ci sentiamo tanto intelligenti e creativi, mi riferisco ora a noi italiani, non siamo capaci di vedere otto miliardi di persone su un pianeta asfissiato ne molti miliardi di povere bestie per terra, mare e cielo.

Non ne faccio una colpa a chi ci governa del tutto preso nella valutazione di interessi del momento, reso cieco dall’ignoranza e per natura umana privo della capacità di vedere al di là di un orizzonte temporale brevissimo. Diciamo che gli animali non hanno coscienza del tempo. Fosse così non dimostriamo affatto di essere diversi.

Le proteine sintetiche arriveranno prima o poi in tavola a dispetto di tutte le resistenze. Un pericolo tuttavia esiste e portano con se. La meccanizzazione in agricoltura, i trattori, ci hanno consentito di moltiplicare la produzione. Con essa il nostro numero. Tutti conoscono il rapporto che esiste tra la volpe artica ed il lemming. Con aumentare del numero dei topi aumenta, con un certo ritardo il numero delle volpi. Con l’aumentare del numero delle volpi diminuisce quello dei topi cui segue quello delle volpi e così via con un andamento ciclico senza fine. Noi costruiamo più trattori, ariamo più campi e facciamo più figli che non muoiono di fame e che a loro volta guidano i trattori. Il ciclo è più lungo ma si compirà o per mancanza di carburanti o di trattori o di campi sufficienti. Con le proteine sintetiche potrebbe avvenire qualche cosa di simile. Una sterminata quantità di cibo ed un altrettanto sterminato numero di persone che porteranno inevitabilmente con loro bisogni e aggressività, fame di spazio, di aria e di acqua.

Questo è ciò che dovrebbe preoccupare e questo si dovrebbe governare. Dovremmo in qualche modo cercare di limitarci prima che qualche cosa d’altro lo faccia drammaticamente per noi. Appunto, dovremmo ma non sappiamo.  Questa maledetta selezione del più adatto che ha determinato l’evoluzione delle specie ci obbliga a combattere contro tutto e tutti senza lasciare tempo e testa per altro.

Notizie sul sito e didattica

Questa mattina del 26 dicembre ho pareggiato i cavalli ed è stato semplice tanto l’unghia è resa tenera dalla pioggia. Mi domandavo per quanto tempo sarò in grado di continuare a pareggiare i giganti e quanto sarebbe bello se qualcuno di quelli che da e hanno imparato un mestiere o semplicemente ad avere cura dei piedi e della alimentazione del proprio cavallo se ne  ricordasse e venisse almeno a tenere un piede sul treppiede. Ma così vanno le cose, non mi aspettavo nulla di più.  Con le sessioni tenute dalla dentista americana Wendy Bryant sono di fatto terminate le occasioni di incontro già da qualche anno organizzate per me da altri. Mentre sono sempre disposto a questo ho deciso di offrire la mia esperienza teorica e pratica in cambio però di aiuto nel governo, pulizia e pareggio dei miei cavalli. Lezioni, video, pratica in cambio di aiuto. Preparazione all’ingresso nella associazione in cui è confluita la American Hoof Association. Chi fosse interessato mi chiami o mi scriva. Insieme dettiamo tempi e condizioni.

Aggiungo che questo sito verrà chiuso probabilmente alla fine del prossimo anno. Chi volesse adottarlo è il benvenuto se condivide i principi etici che lo contraddistinguono. Se avete già un vostro sito potreste aprire un “cassetto” o meglio una nuova categoria, come credo si dica in gergo compiuteresco, per garantirgli la sopravvivenza.

Il mese scorso ho ritardato di un paio di giorni di pagare per il rinnovo. Dopo solo una ora il sito era già parassitato da sellerie e dal sito Amazon per la vendita di attrezzatura come briglie,  fruste ed ogni altra porcheria inutile e dannosa che potete immaginare, in assoluto contraria a tutto quanto ho detto e fatto per quindici anni. Me ne sono lamentato con Aruba che ritengo responsabile di avere permesso questo sciacallaggio. A quanto pare il web è peggio del selvaggio west. Almeno la non ti sparavano alla schiena ma in duello regolare.

Guardando ad est.

Già quando commentai le vicende sui cambiamenti climatici mi dissero “cosa centra questo” con i cavalli e la gestione naturalizzata. Risposi che non vi è nulla di sostenibile e concreto senza  una politica che comprende  la riduzione degli sprechi e la virtuosa gestione delle materie prime  senza almeno il tentativo ed indirizzo alla pianificazione del numero degli utilizzatori. Così come predicavano negli anni del dopoguerra tutti i maggiori intellettuali e politici. Il contenimento del genere umano in un pianeta che non è di gomma che interessa a tutti ma di cui nessuno osa più parlare, pur essenziale dovrebbe essere accompagnato dalla diffusione delle più elementari regole democratiche e rispetto. Ora, se guardate ad est ed a sud, ditemi se ne trovate. Pensate a Reggeni, all’utilizzo dei migranti come arma di ricatto e per instabilizzare l’Europa, alla persecuzione di giornalisti. Dovrebbe bastare. Israele è una piccola isola democratica. Dove le donne guidano, sono padrone di se stesse. Dove si può praticare il culto che si vuole. Dove l’espressione è libera. Con tutti i problemi di un paese piccolissimo, sede di frizioni insanabili determinate da politiche internazionali secolari. Al di la di tutto quel che è oggettivamente riscontrabile è la qualità della vita e la libertà cui noi europei siamo abituati che fa la differenza. Guardando ad est ed a sud la ritrovate solo in Israele. Non parlo di uomini beninteso ma di sistemi.

Mi sono occupato di gestione naturalizzata, di animali. Senza spazi qualsiasi miglioramento è impossibile. Ma è impossibile anche in un mondo senza regole, dove la casta, il genere, la posizione iniziale sono unici riferimenti. Non vi basta come buona ragione per l’inserimento di quanto segue? Mi spiace, sento il dovere morale di richiamare l’attenzione sui razzi e l’odio contro un popolo di lavoratori, pionieri, ricercatori, contadini che hanno faticato duramente.

E questo è un blog e vivo in un paese dove per fortuna l’espressione è libera.

L’articolo che segue è tratto da IL GIORNALE.IT

Ditemi dunque, che cosa dovrebbe fare Israele? Voi che marciate nelle strade italiane o inglesi o tedesche con le bandiere palestinesi e urlate slogan che accusano Israele di crimini contro l’umanità

Ditemi dunque, che cosa dovrebbe fare Israele? Voi che marciate nelle strade italiane o inglesi o tedesche con le bandiere palestinesi e urlate slogan che accusano Israele di crimini contro l’umanità, di essere uno stato d’apartheid, di pulizia etnica, voi che difendete Hamas a Parigi, a Berlino, a Londra e a Roma, che inondate Israele di accuse storiche e fattuali sui social media; che, persino, con demenziali teorie della cospirazione suggerite che Netanyahu, diabolico principe del male, avrebbe scatenato la guerra d’accordo con Hamas per ragioni di potere. Voi che finché i terroristi bombardano le case, i kibbutz, le scuole, Gerusalemme e Tel Aviv non uscite per strada per denunciare i palesi crimini contro l’umanità contenuti nel prendere di mira la popolazione civile; voi che quando il terrorismo suicida fece duemila morti nelle strade di Israele con la Seconda Intifada trovaste il tempo, paradossalmente, solo per condannare, anche allora, il diritto alla difesa contro l’omicidio di massa della gente d’Israele che saltava per aria negli autobus e nelle pizzerie, ditemi se avete un’idea su come fermare Hamas che non prendere di mira le strutture e gli uomini di chi progetta e opera i bombardamenti.

Hamas ha attaccato Israele senza nessuna ragione, un altro round in cui tortura l’intera popolazione civile prendendola a caso di mira, senza altro obiettivo che quello di terrorizzare, uccidere, distruggere. Lo fa tenendo in ostaggio la sua popolazione: due milioni di persone. Quando la usa come scudi umani, sta lanciando missili o organizzandosi per farlo: se l’esercito israeliano si ferma proprio in quel momento, il missile di Hamas parte. E quale governo, quale esercito, ha il diritto di decidere di abbandonarsi all’eventualità che quel missile colpisca i suoi concittadini? Sarebbe pura complicità con il crimine. La verità è nella semplicità di questa vicenda e la sua manipolazione ha un carattere ideologico, è frutto di un pregiudizio contro lo Stato d’Israele come stato delegittimato, indegno di esistere e di battersi per la sua esistenza. È antisemitismo. Proprio come gli ebrei erano considerati indegni di esistere e battersi per la propria esistenza e quella dei figli. Nessun Paese ha dovuto sopportare più a lungo i colpi che il terrore gli ha inflitto.

La scelta ideologica di Hamas è definitiva, la stessa di Haj Amin al Husseini, l’amico di Hitler, negli anni ’30. Israele ha opposto in prima linea uno scudo mondiale di protezione anche morale con la forza della legge, della moralità delle armi, e di una società aperta. Se si trattasse di scontro territoriale, l’Onu non si baloccherebbe dal 1975 con risoluzioni che ripropongono l’idea che «sionismo è uguale razzismo». È vero il contrario: il sionismo di un qualsiasi israeliano, e anche di Netanyahu che da ignorante presuntuoso, un ministro e vicepresidente del Pd, Provenzano, accusa di essere un reazionario, è fiducia nella apertura della propria casa, come provano le tante offerte di pace sempre rifiutate dai palestinesi, nella democrazia così costosa, ma è anche identificazione chiara del nemico che ti vuole uccidere. Delegittimando Israele dal suo diritto alla difesa, si sottintende la legittimità, per converso, dell’eliminazione del popolo ebraico. Israele deve fermare Hamas, anche se la guerra asimettrica è terribile e dolorosa: fingere di non capirne il significato evidente significa alla fine condividere almeno in un angolo del proprio cuore l’idea che nella parola ebreo esista un contenuto di illegittimità, specie nel momento dell’autodifesa contro l’aggressione e la violenza armata.

Panoramica sulla ricerca e la prevenzione Covid

Questo video di metà dicembre ’20 è stato realizzato in collaborazione tra Israele ed Italia . Tre gli interventi.

Divulgativo e comprensibile ma ad ottimo livello.

Grazie a Israele.net per l’opportunità.

Al momento, 1 gennaio ’21, il Times of Israel dichiara un numero di vaccinati al giorno tale da rendere possibile l’intervento su metà della popolazione per la fine di febbraio (compreso richiamo). Da notare che i numeri, abitanti e superficie, sono paragonabili a quelli di una regione italiana. Ancora una volta un esempio di splendida organizzazione.

 

1 Gennaio 2021
Mentre la campagna di vaccinazione anti-coronavirus israeliana sta per entrare nella seconda settimana, il Ministero della Salute ha riferito giovedì che finora sono stati vaccinati quasi 800.000 israeliani. Con un ritmo che ha raggiunto le 150.000 iniezioni al giorno, il Ministero ha riferito che circa il 33% della popolazione over-60 ha ricevuto la prima delle due dosi necessarie. Israele figura tuttora in testa fra i paesi del mondo per numero di vaccinazioni pro capite, con il 7,74% della popolazione vaccinata. Il ministro della salute Yuli Edelstein ha voluto ringraziare in particolare tutto lo staff sanitario che sta garantendo gli alti tassi di vaccinazioni in 257 postazioni distribuite in tutto il paese. Edelstein ha tuttavia aggiunto che Israele dovrà sospendere le vaccinazioni per due-tre settimane per consentire a coloro che hanno fatto la prima iniezione di poter ricevere la seconda dose di richiamo.

(Israele.net)

Newsletter dicembre 2020

Newsletter di bittlessandbarefoot-studio. Dicembre 2020. Pandemia e attività del gruppo.

Ora abbiamo anche il virus senziente.

Tra le tante fesserie che capita di ascoltare dai salotti televisivi, tristemente pronunciate più dai convocati che dai conduttori, una in questi giorni mi ha colpito maggiormente: “messo sotto pressione dai lockdown il virus muta perché cerca una maggiore capacità offensiva o di evadere”. Peccato per il virus, e meglio per noi, le mutazioni non sono intenzionali in nessun modo. Molto semplicemente si tratta di un errore nella replicazione del materiale genetico. Più replicazioni maggiori possibilità di errore. Nella stragrande maggioranza dei casi, interessando tratti di genoma non essenziali, le mutazioni non comportano di fatto alcunché. Ma in alcuni casi la mutazione è sfavorevole (per il virus) ne provoca la distruzione o ne riduce la possibilità di propagazione ed infezione, in altri è favorevole ed a danno degli ospiti. Logica della selezione naturale vorrebbe che nel tempo tutti i mutanti, o ceppi, più aggressivi e letali spariscano insieme alle loro vittime, lasciando il campo ad una popolazione per così dire mite e adattata. Come dire (ma il virus in se stesso non è in grado di farlo e nemmeno di essere parte attiva nel processo): “Mi replico grazie a te, non mi interessa e anzi mi nuoce arrecarti grave danno”. Una frase come questa, meglio ripetersi, non è attribuibile a nessun vivente ne entità non considerate viventi ma con capacità replicanti come appunto i virus. Voglio aggiungere, pur sapendo di potere essere frainteso parlando come naturalista che tratta la specie umana alla stregua di una qualsiasi altra popolazione animale: “ammesso che grave danno per la specie possa essere considerata la riduzione drastica di una popolazione causata dalla morte dei più anziani”. Soprattutto in un periodo storico che non vede intrapresa alcuna azione di controllo demografico, il benessere è confuso con il PIL ed il numero è mercato. Ogni specie ha nemici naturali che la contengono mettendola sotto pressione e consentono a mutazioni favorevoli nella contingenza di diffondersi. Filosofia a parte l’ignoranza totale dei principi, della logica della selezione e della dinamica delle popolazioni da parte dei partecipanti ai salotti televisivi è allarmante perché essi stessi fanno parte degli staff tecnici o influenzano indirettamente le scelte dei politici. Oltre a concorrere a creare nella massa errore e confusione. Una affermazione come quella che ho citato potrebbe per assurdo arrivare a determinare la scelta di rinunciare al distanziamento fisico (non sociale!) quando è utile il contrario. Infatti con il distanziamento si riduce il numero di replicazioni del virus in altri individui, così anche la possibilità di errori e con essa di mutazioni favorevoli alla ulteriore diffusione o virulenza. Che di solito sono il reciproco una dell’altra. Le considerazioni che concorrono alle scelte sono tante ma spero che l’ esempio sia utile a comprendere quanto negativo sia per la programmazione della difesa dalla malattia, l’ignoranza.

Uno sforzo vero e massiccio dovrebbe essere stato fatto subito per testare il più grande numero di persone possibile. Ammesso di possedere i principi e le tecniche infermieristiche tali da non contribuire invece alla ulteriore diffusione.

Questo sforzo non dovrebbe essere limitato ad aree circoscritte come la provincia di Bolzano. Nessuno da marzo ad oggi sembra orientato in tal senso. Vengono avviati al tampone solo particolari categorie o chi è sintomatico. Ignoranza. Il danno complessivo supera di gran lunga il costo di una seria operazione di identificazione dei portatori a tappeto. Avremmo per questo migliaia di laboratori privati e decine di laboratori specializzatissimi del CNR!

Uno sforzo enorme dovrebbe ora essere fatto per vaccinare il più grande numero di persone nel più breve tempo possibile per salvare vite umane, disastri economici e, tornando in tema, per cercare di competere con il virus in velocità riducendo la possibilità di mutazioni potenzialmente maggiormente aggressive o che comunque costringerebbero il sistema alla rincorsa.

La consapevolezza, la logica, sono importanti. La loro diffusione impedirebbe il compimento di errori. Se ricordate questo inverno venne dato risalto al servizio di “tamponamento della popolazione” tramite furgoni mobili in Piemonte. Alla televisione venne spiegato che i pazienti venivano fatti scendere in strada e…fatti salire sul furgone dove un infermiere eseguiva il tampone. Così, raccontava il conduttore televisivo, l’infermiere non doveva svestirsi e rivestirsi ogni volta e non era necessario cambiare i guanti già difficili da reperire! Entrava il sospetto, veniva effettuato il prelievo, il furgone si spostava, così raccontavano i giornalisti. Si si spostava per il quartiere e portava carica virale a spasso. Il Piemonte è stato in breve una delle regioni più colpite. Nello stesso tempo in altri luoghi venivano allestiti drive in e, in questo caso correttamente, si faceva notare che le persone non dovevano scendere dalle loro vetture. Nessun contatto materiale. Equivoco su principi infermieristici. Quanti e quante volte? Non ho visto biologi o naturalisti (scienze naturali) o chimici in televisione. Una volta una giovane biologa in un laboratorio di analisi subito zittita. Non ricordo altri, magari non ero in ascolto. Dall’ordine non ho avuto occasione di apprezzare posizioni su tecniche e indirizzi. Andremo al traino dell’Europa e della burocrazia come sempre mentre Israele annuncia milioni di vaccinazioni in un mese, negli USA i numeri a sei zeri sono di questi giorni, i russi vanno per i fatti loro e dei cinesi nemmeno parlarne.

Scusatemi questa premessa. Vorrei che qualcuno leggesse “il caso e la necessità” di J.Monod. Biologo e premio Nobel per la medicina nel 1965. Specialmente vorrei che lo leggessero coloro che, come il responsabile della infelice uscita al centro di questo articolo, fa un brutto servizio alla scienza. Non rimane altro a costoro che credere nella generazione spontanea.

Vi ringrazio per la pazienza, ora due parole sulla nostra attività divulgativa delle buone tecniche di gestione naturalizzata del cavallo.

Il piccolo piccolo mondo dei cavalli. Ad agosto 2020 Equicaere (Mauro Carugo e Chiara Itri) hanno organizzato per me un corso di dieci giorni centrato sui principali argomenti. Alimentazione, analisi del fieno esaustiva ed economica dove e come, pareggio dello zoccolo e spazi ovvero igiene. Il prossimo anno l’idea è quella di proporre più incontri brevi primaverili propedeutici ad uno conclusivo, magari un lungo fine settimana, a luglio o inizio agosto.

Se siete interessati chiamate o contattate Equicaere.

Un altro nostro obiettivo è riprendere e proseguire i corsi con Wendy Bryant.  Ne sono stati organizzati tre in tre anni. Alcuni allievi, tra essi la veterinaria Jennifer Keller hanno iniziato a mettere in pratica quanto appreso. Il desiderio è quello di consolidare e migliorare le conoscenze e far si che la tecnica non invasiva che è propria di Tomas Teskey VDM, di La Flure e molti altri negli USA sbarchi definitivamente. Le bocche dei nostri cavalli lo reclamano. Per le solite ragioni questo potrebbe aver luogo, ragionevolmente, in autunno quando tutti speriamo di avere più capacità organizzativa e libertà di movimento.

A tutti un saluto,

Franco Belmonte

dicembre 2020

AHA – Elenco trimmers al dicembre 2019

AHA certified trimmer and apprentice list updated 12, 31, 2019

Nominativi elencati sottostanti quello di H.Greenwald:

Ida Hammer Certified Professional Congerville, IL(309) 264-7837 Website Hensley R. Certified Professional Macksburg, IA(641) 745-5576 Eric Knapp Certified Professional Eureka, IL(309) 256-0582 Carugo MauroCertified Professional Rome, Italy(328) 153-9054 Jeannean Mercuri Certified Professional Long Island, NY(631) 434-5032WebsiteMilner Moss Certified Professional George, South Africa+27 83 604 0910 Pete RameyCertified Professional WebsiteAnne Riddell Certified Professional Barrie, Ontario(705) 427-1682WebsitePatrice Sager Certified Professional Lost River, WV(540) 830-9404 Jeanne Starr Certified Professional North East, MD(410) 598-4038 Åsa Jahnke Stephens Certified Professional Sweden0768 16 95 58 WebsiteAnn Szolas Certified Professional Aberdeen, WA(360) 580-4233 Ruthie Thompson-Klein Certified Professional Lopez Island, WA(360) 468-2198 Jennifer Vallieres Certified Professional Woodbury, TN(615) 542-6089WebsiteGeri White Certified Professional Middleburgh, NY(607) 437-7993WebsiteJeannie Wright Certified Professional Ringwood, IL(815) 245-9617WebsiteGianluca Balzani ApprenticeCesena, Italy+39 (333) 390-3360 Don Egidio ApprenticeColumbus, NJ(973) 876-4475 Roberto Fabbri Apprentice Forlì – FC – Italy+39 (347) 584-8175 Charlotte Miller-Enders Apprentice Galion, OH(330) 317-7196

 

teoria e pratica della gestione naturalizzata, 22-29 agosto 2020

    Il corso è stato posticipato di una settimana. Dal 22 – 29 agosto.  La data riportata sulla locandina è superata.

Questa estate bitlessandbarefoot-studio organizza un corso settimanale per la divulgazione delle tecniche di naturalizzazione della gestione del cavallo e dell’asino.
Igiene degli spazi, alimentazione ed elaborazione della dieta adeguata a peso, attività e condizione degli animali, il pareggio dello zoccolo e la riabilitazione.
Verranno indicate letture ed incoraggiata l’esperienza personale e il successivo riscontro delle capacità acquisite. L’incontro, teorico e pratico si terrà presso il centro Equicaere a Cerveteri. Le lezioni si terranno all’aperto tenendo conto delle necessità di distanziamento sociale già mantenuto normalmente e sottostante ai nostri principi che ritengono l’alto rapporto tra superficie ed individui la base irrinunciabile per il benessere animale.
Le lezioni e la attività pratica terranno conto di questo e del periodo scelto. Si svolgeranno infatti in massima parte durante la mattina lasciando alcuni pomeriggi al ripasso e studio individuale ed al riposo. Prevediamo una ripresa serale della attività di gruppo grazie a sistemi telematici se la situazione dovesse renderla necessaria. In una parola faremo il possibile per conciliare le esigenze ed i desideri dei partecipanti.
L’alimentazione e la dieta saranno trattate grazie ad analisi di campioni di fieno elaborate dai laboratori Dairy One – Equianalitycal americani. Dedicheremo attenzione alla alimentazione particolare del cavallo atleta in alcune lezioni dedicate soprattutto a coloro già in possesso delle basi di nutrizione animale. Il pareggio dello zoccolo di routine e la riabilitazione invece secondo i principi della American Hoof Association di Pete Ramey, dei maestri storici del barefoot e l’esperienza nel pareggio naturale dello zoccolo maturata in quindici anni di lavoro sul campo dagli istruttori.  

Le persone di riferimento per informazioni e prenotazioni sono MauroCarugo e Chiara Itri di Equicaere, Cerveteri (Rm). In caso di difficoltà di contatto potete in alternativa scrivere a:  dr.francobelmonte@gmail.com  ottenendo risposta entro 24 ore.

   Il corso è stato posticipato di una settimana. Dal 22 – 29 agosto. ! 

Pandemia. Delusione e Vergogna.

Delusione e Vergogna sono i due sentimenti che provo in queste settimane. Vedo finalmente intorno a me, ma so che è solo una breve parentesi, l’ambiente che desidero. Poco rumore, poche automobili, poca gente. I mezzi pubblici saranno riadattati e saranno disponibili solo posti a sedere? Sulle spiagge gli ombrelloni saranno distanziati. Non è quello che tutti hanno sempre desiderato? Da giovane frequentavo campeggi e evitavo la pressione di quelli più frequentati. In occasione di un viaggio negli USA rimasi piacevolmente impressionato dalle regole che limitavano l’ingresso e le piazzole normalmente distanziate in un modo che non aveva uguali in Italia. Le regole di distanziamento sociale hanno ristabilito le distanze. Giuste. Il rammarico consiste nel vedere questo precario distanziamento raggiunto a causa delle misure straordinarie Covid e non grazie ad una minore densità di abitanti per km quadrato.  Dal 1920 al 2020 la popolazione italiana si è più che triplicata. Lo sconsiderato appello a far figli, la tassa sul celibato, la necessità di baionette hanno fatto parte dell’insieme di sciocchezze che hanno fatto entrare in guerra i nostri nonni. Il boom del dopoguerra, l’edilizia dei palazzi di sette piani insieme agli ecomostri ha completato l’opera. Il rammarico è reso ancora più profondo dalla constatazione che non c’è forza politica che arrivi a considerare il tasso di natalità ridotto una risposta di difesa naturale. Come ogni biologo farebbe. Non c’è popolazione che sotto stress non riduce i suoi numeri. Un esempio? Le pensioni, L’INPS faticherà a corrispondere le pensioni? Allora serve il bonus bebè e favorire l’immigrazione. Con il risultato di appesantire ancora i servizi. Non sarebbe vera dimostrazione di rispetto per le generazioni future eventualmente ridurle le pensioni? In modo scalare in attesa di un naturale, purtroppo veloce, riequilibrio generazionale?

Basterebbe guardarsi intorno in Europa per notare che la densità e lo stato di benessere della popolazione sono inversamente proporzionali se non in casi particolari dove l’organizzazione ed il sentimento di appartenenza sono tali da supplire in qualche modo alle difficoltà di vivere in un pollaio. Peccato che noi, forse più di ogni altro paese della comunità, manchiamo di una e dell’altro.

Il mondo nel suo complesso dimostra lo stesso trend demografico dell’Italia.  Cina e India hanno la responsabilità di gran lunga maggiore. Non credo che cinesi e indiani possano essere considerati popoli felici. I cinesi paiono ossessionati dal miraggio del primato mondiale, gli indiani non si capisce bene ma in entrambi i casi le popolazioni si comportano come un alveare dove l’individuo abdica alla sua identità a favore della comunità. Durante il secolo scorso nessun intellettuale o ricercatore trascurava di porre l’accento sulla necessità di una seria politica di contenimento della crescita della popolazione basata su considerazioni logiche. I più giovani non ricordano Rita Levi Montalcini e suoi colleghi Nobel del ‘900 ed i loro sforzi nel tentativo di orientamento politico e sociale. Un sistema finito ovvero di determinate dimensioni, la Terra, non può mantenere una popolazione in crescita incontrollata. Alla faccia di una qualsiasi produzione ecosostenibile. Nessuno può credere davvero che una popolazione di sette miliardi di persone possa essere mantenuta da agricolture biologiche e allevamenti di polli a terra senza l’uso di antibiotici.  Ne che possa essere realizzato un trasporto pubblico igienico. Solo il controllo demografico consentirebbe a lungo termine il distanziamento naturale.

Ma anche le poche politiche demografiche sono fallite. Soprattutto in India dove i furgoni ambulatorio di Indira Ghandi proponevano la sterilizzazione maschile tramite vasectomia dietro compenso, ostacolati con successo dalla propaganda indù. In Cina la temporanea regolamentazione delle nascite ha contribuito senza dubbio all’attuale crescita. Un gran numero di lavoratori a bassissimo costo consente di invadere di prodotti il mercato, un numero ancora maggiore sarebbe stato di intralcio. Forse è a questo che pensano i politici di casa nostra? Voi immaginate le conseguenze di questa rincorsa?E potete immaginare l’ambiente, le possibilità, cosa sarebbe e come si vivrebbe in una Italia di venti milioni di persone ante prima guerra mondiale in possesso della conoscenza e tecnica attuale? Intanto non dovremmo elemosinare soldi dalla comunità europea. E qui arriviamo al secondo sentimento, quello della vergogna.

Nessuno si fida del nostro paese. Senza tornare a commentare il ventennio, l’impero e le sue catastrofiche imprese basta constatare che non si è stati capaci in settanta anni di rimediare alla involuzione del sud, di eradicare la criminalità organizzata, di correggere il malaffare della corruzione. Perché dovrebbero darci credito. A quanto pare non siamo solo pieni di debiti ma incapaci di progetto. Alla delusione e alla vergogna si aggiungono l’incredulità e la nausea. Il teatro della politica e della amministrazione pubblica non si differenzia dalle storielle fantasiose dei film della serie I pirati dei Caraibi. Tutti contro tutti. La bugia ed il tradimento eletti a sistema. La bussola non indica la direzione bensì quel che il singolo desidera per se stesso al momento. L’incredulità diventa nausea ascoltando politici affermare che coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza non possono essere impiegati in agricoltura perchè, udite, per raccogliere i pomodori e le fragole serve una specializzazione! Che a quanto pare la manodopera straniera possiede!?  Nessuno mi ha chiesto certificati quando lavoravo come scaricatore in porto a Genova ne per vendemmiare. Ricordo solo la fatica ricompensata dalla soddisfazione.

Quel che non manca mai è la stucchevole propaganda. Il paese più bello del mondo! E la burocrazia, utile a nascondere incapacità e traffici. La confusione normativa. Non vado al mare ma brindo agli ombrelloni finalmente a distanza ed agli olandesi che giustamente fanno fronda e ci mandano a quel paese ricordandoci che non siamo intelligenti come pretendiamo.

AHA e PHCP. La fusione. Mauro Carugo nella AHA

Fusione tra AHA e PHCP. Mauro Carugo certified practitioner della American Hoof Association.

La American Hoof Association e la Pacific Hoof Care Practitioners si sono fuse in un unico gruppo. Le due associazioni hanno avuto dall’inizio idee e persone in comune. Certificati AHA sono stati i fondatori, gli istruttori ed animatori della PHCP. Pete Ramey la figura trainante di entrambe.
Perché due gruppi distinti? Quali le loro caratteristiche?

A parte la consueta difficoltà umana di elaborazione ed organizzazione e obiettivo comuni la AHA si è contraddistinta per la assoluta mancanza di interessi sottostanti.
Si è entrati, fino a dicembre del ’19 a far parte della AHA sottoponendo al comitato di valutazione la propria attività teorica e pratica, la capacità di riabilitazione dello zoccolo e ottimizzazione della performance del cavallo, la propria capacità di espressione e insegnamento.

Quando Ramey  si mise in pausa per dedicarsi alla scrittura del libro “Care and Rehabilitation of the Equine Foot” indicò come suoi sostituti nella attività di mentore e clinician i membri certificati della sua AHA. L’esame, durissimo.
Nessuna organizzazione verticistica e nessuna suddivisione dei membri in classi di appartenenza. Solo recentemente era stata aggiunta la possibilità di essere riconosciuti come “apprentice” presentando un programma ridotto in attesa della certificazione piena. Una tale struttura capite che non si prestava a deviazioni e compromessi. La preparazione del materiale per la valutazione occupava il candidato, già professionista da almeno due anni, da un minimo formale di sei mesi ad un più realistico anno e mezzo e comprendeva la dimostrazione della riabilitazione di cinque diversi casi patologici in tre pareggi consecutivi per un totale di quindici, la discussione filmata di altri pareggi con ogni scelta ed azione motivata, il corretto utilizzo di accessori  ad esempio le scarpette, del terreno di lavoro, riabilitazione, riposo e pascolo nonché la prova della pratica conoscenza di molti altri aspetti relativi alla gestione quali la nutrizione, eccetera. Quasi tutti erano nel contempo conoscitori del lavoro di Robert Bowker, di Debra Taylor, di Eleanor Kellon. Specialmente di quest’ultima responsabile di una importante opera didattica. Senza trascurare lo studio comparativo delle opere dei maestri storici del barefoot, Ramey e Jackson innanzitutto.

Ma lo studio non terminava con la certificazione. Ognuno poteva, anzi era richiesto, condividere i casi più difficili perchè l’esperienza di uno potesse diventare comune.
I membri erano anche concordi nel sostenere che la loro attività pratica doveva, nei modi scelti da ognuno, essere accompagnata dalla divulgazione dei principi e formazione di nuovi “hoof care provider”. Questa in breve era la American Hoof Association.

Il percorso nella PHCP è formalmente simile anche se guidato. Esiste infatti la figura del mentore, dell’insegnante, insomma si tratta di una più standard organizzazione a scalini. Mentre nella AHA il candidato “correva da solo” impegnandosi nello studio dei maestri e facendo affidamento sulle esperienze sue e di altri nella speranza di entrare in un club ad alto livello guidato dalla figura carismatica di Ramey nella nuova PHCP si è condotti “per mano”.
Naturalmente il primo modo di intendere è, o meglio era, ottimo per chi possiede un buon livello intellettuale e capacità pratica nonché di applicazione e ricerca mentre mal si adatta al principiante o a colui che addirittura dovrebbe ricorrere, come succede spesso all’Università ai meno dotati, a organizzazioni private per la preparazione degli esami.
Ognuno può evidenziare pregi e difetti insiti nelle due diverse strutture. La AHA è stata vista come elitaria o addirittura come una setta da chi non si è mai sentito in grado di affrontare il percorso di valutazione. Gratuito e impegnativo. Si, avete letto bene, gratuito. A nessuno è mai stato chiesto un soldo, solo capacità critica, perseveranza, studio. E nessuna omologazione nelle idee.
Inutile dire che io la preferivo anche se ho introdotto entrambe in Italia e sono stato il primo certificato in ambedue.
Credo che il travaso di persone del calibro di Pete Ramey, Gery White, Lisa Dawe in aggiunta alle migliori già presenti faccia si che la nuova organizzazione possa fare proprie le migliori qualità di entrambe.
Il movimento barefoot non ha bisogno di ulteriori associazioni con l’unico scopo se non quello divendere patacche a buon mercato o a caro prezzo.
Certo la lingua inglese continuerà a costituire una barriera ma la sua conoscenza, almeno quella sufficiente a leggere e scrivere, è necessaria in qualsiasi attività. Non si può comprendere Jackson o Ramey per interposta persona. Non si può discutere se non nell’ambito del ristretto circuito nazionale.
Ora, non credo che mi rivedrete come anni fa nell’elenco della PHCP, ogni cosa ha una fine, anche se continuerò a dedicare un poco di spazio e tempo ai cavalli ed a coloro che li vogliono tenere bene. Ovvero naturalizzando la gestione.
Finchè il sito della AHA occuperà uno spazio nel web mi ci continuerete a trovare. Il vecchio sito della AHA infatti sarà mantenuto vivo anche se inattivo per reindirizzare i visitatori a quello della PHCP .
Interessante per noi italiani è che l’ultimo atto del comitato di valutazione della American Hoof Association è stato quello di certificare Mauro Carugo di EquiCaere. Il suo centro si trova a Cerveteri.
Mauro Carugo si occupa di addestramento cavalli e di pareggio, periodico e riabilitazione. Scuola di equitazione e pensione.
La sua certificazione, che ha impegnato il comitato di valutazione della AHA tutto il mese di dicembre fino a Natale è stata una bella soddisfazione per lui, che si preparava da anni, ma anche per me.
Circa dieci anni fa Mauro Carugo si è affidato a me per migliorare progressivamente la gestione dei suoi cavalli.
Analisi del fieno, integrazione della dieta, analisi delle feci per la valutazione delle parassitosi, la sistemazione ottimale degli spazi che lo ha condotto insieme alla moglie Chiara a sostenere le spese per acquistare nuovi pascoli in vista della riduzione del carico animale per ettaro.
Non vi è stato in dieci anni un solo caso di colica nel centro. Gli unici cavalli laminitici sono quelli arrivati tali per essere riabilitati. Lo stesso dicasi per le patologie della parte posteriore del piede, leggi sindrome navicolare. Dieta di solo fieno, ben ftto e adatto alla condizione ed attività dei cavalli del centro, integrazione minerale ad hoc.
Probabilmente troverete lui negli elenchi della PHCP. Giovane e professionista è utile e logica l’appartenenza ad elenchi professionali.
Con la fusione i certificati AHA troveranno infatti casa liberamente nella PHCP. Ed è naturale in quanto si tratta di professionisti di lungo corso e di più alto valore.
Tra loro il fisico Leonardo deCurtis, già certificato ed appartenente ad entrambe da tanti anni.
Tra gli altri AHA che non credo troverete dall’altra parte ricordo Gianluca Balzani e Roberto Fabbri, entrambi apprentice. Hanno uno scarso interesse di appartenenza poiché svolgono principalmente altre attività anche se conoscono il pareggio professionalmente e si prestano con successo spesso volontariamente. Con ogni fusione come nei traslochi si perdono pezzi per strada…bei pezzi. Con la raspa in mano ed in sella.
Altri bravissimi pareggiatori con interesse a trecentosessanta gradi sugli equidi come Gianfranco Soggia o Giuseppe Princiotta sono più anziani, per questo anche essi poco interessati ad ogni tipo di associazione. Avessero completato la “application” sono certo che sarebbe stato un successo. Non credo esista un esperto di asinelli più in gamba di Soggia nè un entusiasta della tenuta e calibro di Princiotta. Grazie soprattutto a loro, a Mauro Carugo e Chiara Itri è stato possibile organizzare per la terza volta uno stage con Wendy Bryant sulla cura e pareggio dei denti. Pareggio con utensili manuali e senza l’uso di anestetici grazie alla abilità manuale e confidenza nella gestione del cavallo da terra.  Una tecnica quella di Bryant e prima di lei dei maestri La Flure e Fragale che permette con utensili manuali, a freddo e senza anestesia il bilanciamento anche dei soggetti più anziani minimizzando lo stress. Tutti speriamo che nel prossimo futuro gli studenti di oggi possano diventare un aiuto per gli altri proprietari. Soprattutto speriamo che Jennifer Keller, vicina alla laurea in veterinaria, continui su questa strada.
Come spesso si sente dire in altri campi è mancato di fatto l’impegno continuativo di un maggiore numero di giovani, soprattutto per la formazione. I giovani hanno spesso colto, della mia attività divulgativa ed didattica, solo l’opportunità di lavoro ed in modo affrettato. A molti è macata la stoffa ovvero la tenacia e il cuore che serve in ogni attività continuativa e per sottoporsi a giudizio. Ma tra i giovani Gianluca Civeli di Certaldo occupa un posto a parte. Gianluca è un freelance ed outsider naturale. Finalmente lo vedo stabilizzato dopo anni di ricerca di un posto sicuro ed affidabile per gli animali. In provincia di Siena è difficile trovare e mantenere ettari sufficienti per un branco in gestione naturalizzata. Lo spazio che offre ai suoi cavalli è stupendo. Al resto pensa con le sue doti di addestratore e pareggiatore.
Tornando alle due “americane” ed in definitiva, nella fusione tra AHA e PHCP è stata percorsa la strada che ormai sembra obbligata per tutti. Le attività e gruppi si fondono per dare vita ad associazioni ed imprese di maggior peso.
Venendo a noi, bitlessandbarefoot-studio resta tal quale. Le visite al sito sono molte e restiamo un punto di riferimento nazionale. La conoscenza non brillantissima della lingua inglese e la non continuativa collaborazione di coloro che sono di lingua madre inglese impedisce fortemente la diffusione del sito fuori dai confini. Ma alcune monografie che sono riuscito a tradurre in un buon inglese come “Sindrome Navicolare” hanno avuto un grande successo e sono in prima pagina nei motori di ricerca. Nelle consultazioni gli Stati Uniti occupano il primo posto cui segue l’Italia.

Il futuro prossimo?
Questa primavera e la prossima estate sarò lieto di partecipare agli incontri che saranno organizzati per me o con me soprattutto da Carugo grazie anche alla posizione centrale e facilmente raggiungibile di Equicaere nel Lazio sulla via Aurelia.
Vorremmo affiancare a delle giornate introduttive sulle generalità della gestione delle giornate dedicate allo studio dei maestri del barefoot. La tecnica del pareggio si è evoluta rapidamente nel volgere di quaranta anni. Scoprirne storia e motivazioni costruisce pareggiatori che sanno adattarsi alle condizioni e scenari che cambiano pur mantenendosi focalizzati sul benessere animale.
Saluti a tutti. Complimenti a Mauro e auguri ai vostri cavalli. Dipendono dalle vostre scelte.

Franco Belmonte, bitlessandbarefoot-studio, gennaio 2020